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Borsa Cina, crollo -6,4%. Timori liquidità e bolla

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ROMA (WSI)- Vendite scatenate sui mercati azionari cinesi. I timori bolla sembrano essere stati confermati da quelli che si sono rivelati i peggiori smobilizzi, su base settimanale, in sette anni: precisamente, dal giugno del 2008.

Negli ultimi cinque giorni di contrattazioni, lo Shanghai Composite Index (balzato +140% in 12 mesi), ha ceduto -12,9%, segnando un tonfo fino a -6,4% nelle contrattazioni odierne. Lo Shenzhen Composite ha perso -11,4% nell’ultima settimana, riportando la settimana peggiore dal febbraio del 2009.

Dopo essere più che raddoppiati di valore nell’arco dell’ultimo anno, i listini fanno fronte all’incertezza degli investitori, anche se i rialzisti continuano a essere ottimisti, e parlano di una parentesi di breve termine.

Sono gli investitori offshore, in ogni caso – stando a quanto spiega il Financial Times – a essere più ribassisti. Un sondaggio di Bank of America Merrill Lynch, a cui hanno partecipato alcuni gestori globali di fondi ha messo in evidenza che sette su dieci gestori ritengono che il mercato azionario cinese sia in una fase di “bolla”.

Con il tonfo di oggi, pari appunto al 6,36%, lo Shanghai Composite Index è scivolato al minimo dallo scorso 29 maggio. Anche l’indice azionario delle blue chip CSI 300 è crollato del 6%. Al momento, il rapporto price-to-earnings della borsa di Shanghai è a 23,4 punti circa (dato di ieri), decisamente superiore al rapporto di 9,8 dello stesso periodo dell’anno scorso, stando ai dati di Bloomberg.

Diversi i fattori che hanno scatenato il brusco sell off: tra i principali, sicuramente la decisione della Commissione di borsa cinese – China Securities, Regulatory Commission (CSRC) di rendere ancora più severe le norme sul trading a margine. Hanno inciso poi negativamente anche le numerose Ipo, forte minaccia alla liquidità del mercato.

“Per oggi erano previsti 25 nuovi sbarchi e si stima che un valore record di fondi, pari a 6,7 trilioni di yuan (l’equivalente di $1,1 trilioni) sia stano bloccato per la sottoscrizione delle nuove azioni”, ha commentato in un’intervista a Bloomberg Bernard Aw.

Il tutto ha portato lo Shanghai Composite a entrare in correzione per la seconda volta in un mese, con un ritracciamento superiore al 10% dai precedenti massimi.

A dare il via alle vendite, anche la notizia secondo cui alcune acciaierie cinesi starebbero esportando in perdita, e soffrendo in termini di reddività anche sul mercato domestico.

La perdita per le consegne di acciaio all’estero sarebbe avvenuta, stando a un articolo di Reuters, per un valore di 200 yuan ($32) la tonnellata; il prezzo all’esportazione del nastro largo a caldo è stato inoltre tagliato del 5% a un range compreso tra $340 e $350 la tonnellata. (Lna)