MILANO (WSI) – È fuga da borse, euro, petrolio e titoli di Stato dei paesi più vulnerabili. Il selloff su azionario e bond greci era ampiamente atteso, allo stesso tempo non si assiste a quel panico da record che si temeva, sebbene le flessioni sull’azionario siano comunque molto consistenti.
Il Ftse Mib chiude sui minimi della sessione, cedendo -4,03%, a quota 21.600,72 punti, complici le ultime dichiarazioni poco confortanti dal fronte tedesco e della Commissione UE circa le prospettive di un accordo tra governo e creditori. Altri indici: Londra -0,76%, Francoforte -1,52%, Parigi -2,01%, indice Stoxx 50 -2,22%.
L’euro è sotto pressione, anche se ha riagguantato anche per un momento la soglia a $1,10 dopo l’annuncio delle dimissioni di Yanis Varoufakis. La divisa perde lo 0,46% a 1,1063 dollari al momento. Dollaro/yen -0,15% a JPY 122,61. Euro/yen -0,56% a JPY 135,66. Euro/sterlina -0,62% a GBP 0,7094, euro/franco svizzero +0,09% a CHF 1,0452.
Gli investitori preferiscono optare per i beni considerati più rischiosi: è fuga dal rischio, a danno dei titoli greci, oggetto di smobilizzo, con i tassi a due anni che volano al 47% e gli acquisti sui Bund che portano i rendimenti tedeschi a scendere.
Il no della Grecia alla proposta dei creditori impregnata di austerity crea incognite sul futuro del paese fortemente indebitato, innervosendo i mercati finanziari di tutto il mondo. Sul mercato del reddito fisso, tassi sui BTP decennali +5,22% al 2,36%, a fronte di tassi Bund -2,46% allo 0,77%. Lo spread è in rialzo oltre +9% a 159 punti base, ma è salito fino a 162 punti base da 149 punti base della chiusura di venerdì.
Detto questo, il differenziale è rimasto sotto i massimi segnati lunedì scorso, dopo l’annuncio della consultazione, indetta dal premier greco Alexis Tsipras.
All’inizio della settimana scorsa lo spread si era allargato sfiorando i 170 punti base e il tasso del decennale era salito fino a 2,41%, sui massimi da fine ottobre.
A Piazza Affari a livello settoriale sono le banche i titoli più colpiti. “Il risultato del referendum in Grecia e la conseguente prospettiva di un’uscita del Paese dall’euro sono destinati ad alimentare le già severe tensioni sul mercato dei titoli di Stato dell’eurozona e quindi, indirettamente, sul settore bancario”, spiegano gli analisti di Icbpi nella nota quotidiana.
Peggio del mercato fanno i titoli più sensibili alle notizie sul fronte greco e alle pressioni sull’obbligazionario. Mps cede oltre -11,5%, BPM -5,48%, Mediolanum -6,55%, Banco Popolare -6,59%, Ubi Banca -6,55%. Le big Unicredit e Intesa Sanpaolo perdono il 6,12% e il 5,98%. Tra i titoli di altri settori Eni -3,50%, Exor -3,59%, Enel -4,23%, Saipem -3,06%, Snam -3%.
I timori di Grexit scatenano il panico e l’avversione al rischio domina gli scambi a inizio di una settimana che si preannuncia incandescente. L’esecutivo greco è in rotta di collisione con i creditori con il pericolo di un’uscita di Atene dall’area euro che è aumentato dopo il voto di ieri. Euro e titoli azionari sono destinati a perdere terreno e i soldi confluiranno massicciamente nei beni rifugio. Alla fine, le trattative dovrebbero continuare, secondo BNP Paribas, “ma l’esito è incerto”.
Dopo il putsch del governo Tsipras e la vittoria al referendum, le autorità europee potrebbero presentare un’offerta ancora più scomoda della precedente. Senza più Yanis Varoufakis che ha rassegnato le dimissioni subito dopo l’esito del voto popolare di domenica proprio per favorire il premier Tsipras nelle trattative, tutto può succedere. Atene ha già inviato i suoi emissari a Bruxelles per discutere un nuovo piano di aiuti. Ma su quali condizioni è ancora presto per dirlo. Al momento non è nemmeno sicuro se i creditori accetteranno di trattare.
In Asia senza sorprese le Borse sono state colpite dalle vendite. Tokyo ha perso il 2,1%. Andamento schizofrenico per l’indice di Shanghai, che ha aperto con un forte balzo dell’8% per poi passare in territorio negativo e chiudere nel finale +2,41%, dopo le ultime manovre del governo e della Banca centrale. La PBOC e l’esecutivo hanno varato innovative misure di stimolo con lo scopo di arginare la pioggia di vendite che negli ultimi tempi ha visto uscire dall’azionario ben 2.400 miliardi di dollari. Sidney -1,14%, Hong Kong -3,18%.
Tra le commodities, futures sul petrolio -4,73% a $54,24; Brent -2,62% a $58,74: è la prima volta da aprile che buca i 60 dolllari. Oro +0,23% a $1.166,20. Argento +0,63% a $15,66.
(DaC-Lna)