VIENNA (WSI) – Sono giunte a un punto morto le trattative per interrompere il programma nucleare iraniano. Il tempo per trattare è scaduto oggi, posticipare la deadline non è servito a nulla. La scadenza era stata originariamente fissata il 30 giugno.
Accuse reciproche sono arrivate da Teheran e dalle altre controparti. In particolare, l’Iran ha accusato le potenze mondiali di aver cambiato idea su diverse questioni.
Gli Stati Uniti nelle ultime ore avevano lasciato chiaramente intendere di non avere alcuna fretta. “Siamo qui perchè crediamo che stiamo facendo veri passi in avanti”, aveva commentato ieri John Kerry. Aggiungendo: “Non saremo seduti al tavolo delle trattative per sempre”, e avvertendo di essere pronto a interrompere il dialogo nel caso in cui l’Iran non dovesse assumere “forti decisioni”.
Il presidente Usa Barack Obama ora vede al massimo una chance del 50% di chiudere. Per Teheran anche in caso di accordo, bisognerà comunque che avvenga in più tappe graduali.
I negoziati sono stati prorogati fino a lunedì, 13 luglio, e l’Ue ha affermato che in concomitanza sarà prorogato lo stop alle sanzioni, dichiarazione confermata anche dagli Usa.
“Abbiamo detto chiaramente che l’unico accordo a cui siamo interessati è un accordo buono”, che fermi l’Iran dall’ottenere un’arma nucleare, ha ripetuto intanto il segretario al Tesoro Usa Jack Lew.
L’Iran spera di poter inondare di nuovo il mercato di barili di petrolio, eventualità che fa tremare la Russia, che sarebbe il paese più colpito dall’aumento dell’offerta di greggio.
Ma le cose si complicano ora. Per legge, dopo che il gruppo dei 5+1 non ha raggiunto un’intesa a Vienna, i falchi americani avranno più tempo per opporsi a un eventuale accordo, che è peraltro ostacolato ovviamente anche da Israele.
Ora i parlamentari Usa – in un Congresso a maggioranza Repubblicano – potranno studiare per altri due mesi un eventuale accordo. In quel periodo la Casa Bianca non può eliminare alcuna sanzione economica contro la Repubblica Islamica.
Uno degli aspetti più critici riguarda l’annullamento dell’embargo sulle armi iraniane. Russia e Cina sono a favore, mentre Germania, Stati Uniti, Francia e Regno Unito no.
Il Segretario di Stato Usa John Kerry, che negli ultimi mesi ha fatto di tutto per strappare un accordo contenendo l’opposizione del Congresso, ha ammesso che “malgrado i tanti progressi compiuti, alcune delle questioni più complicate non sono ancora state risolte”.
Le trattative proseguiranno a oltranza durante il fine settimana.
(DaC-Lna)