NEW YORK (WSI) – Chiude in rosso la Borsa Usa con gli investitori che mandano in fumo i tentativi di recupero osservati nella prima ora e mezza di scambi. Gli investitori continuano ad osservare il rimbalzo del petrolio dopo il sell-off di ieri e i continui cali del titolo Apple (-3,21% a 114,64 dollari), che ha rotto al ribasso un paio di livelli tecnici considerati importanti. Gia’ ieri le azioni Apple si erano portate sotto la media mobile a 200 giorni.
Nel finale: Il Dow Jones cede lo 0,27%, a quota 17.550 punti. L’S&P 500 scivola dello lo 0,22%, a quota 2.093. Il Nasdaq lascia sul terreno lo 0,19%, a quota 5.101,15.
Gli investitori continuano a monitorare l’andamento del petrolio dopo il tonfo di ieri e nell’overnight: i futures sul petrolio Usa recuperano terreno dopo i forti smobilizzi degli ultimi giorni, che hanno interessato anche il Brent. Nel finale, il greggio a settembre segna un +1,9% a 46,03 dollari al barile. Oro +0,27% a $1.092,30, argento +0,03% a $14,52.
Nonostante il rimbalzo odierno, il mercato deve fare i conti con una produzione Opec che ha luglio ha raggiunto livelli record e con l’Iran che conta di aumentare la produzione di 500.000 barili al giorno non appena le sanzioni occidentali verranno rimosse. E poi ci sono i dubbi sulla tenuta dell’economia globale, Cina in primis.
Dal fronte macroeconomico Usa, gli ordini all’industria nel mese di giugno negli Stati Uniti sono saliti dell’1,8%, sostanzialmente in linea con le attese, che erano per un +1,7%. Esclusi i trasporti il dato ha segnato un +0,5%, mentre esclusa la difesa un +1,9%. Il dato di maggio e’ stato leggermente rivisto al -1,1% dalla prima lettura di -1%.
Tassi sui Treasuries decennali +0,58% al 2,16%.
Tornando al petrolio, ormai gli analisti prevedono una nuova era di quotazioni più basse per i prezzi del petrolio; un valore al di sotto della soglia dei $50 al barile è stato la norma prima del 2005. Il Brent, segnala un articolo di Cnbc, oscillava attorno ai $18,37 al barile negli anni Novanta, mentre il contratto WTI era scambiato a una media di $19,70; entrambi i contratti hanno superato la soglia a quota $50 per la prima volta, alla fine del 2004, complice la crescita economica esplosiva della Cina.
Il Brent è poi balzato oltre $140 nel 2008 e ha trascorso più del 90% dell’ultimo decennio al di sopra dei $50 al barile. BMI Research, sussidiaria di Fitch Ratings, ha reso noto che l’apprezzamento del dollaro, l’indebolimento dell’economia cinese e la prospettiva di un aumento delle esportazioni dell’Iran metteranno sotto pressione i prezzi del petrolio anche nell’arco dei prossimi mesi.
“Inevitabile che il crude Brent torni a testare il minimo del 2015 attorno a $45 al barile, considerata l’ampia offerta presente sul mercato e l’intensificarsi del sentiment di mercato ribassista verso i prezzi”, ha scritto la società in una nota ai clienti.
Un sondaggio di Reuters rivela inoltre che diversi broker e banche prevedono che i prezzi del Brent si attesteranno in media tra $60 e $70 al barile nel corso del 2016.
A Wall Street focus sulla stagione degli utili, con quasi tre quarti delle società scambiate sullo S&P 500 che hanno reso noti i loro risultati; il 74% ha battuto le attese sui profitti mentre la metà circa ha superato le stime sulle vendite. Gli analisti prevedono però un calo -2,8% in media negli utili del secondo trimestre, comunque al di sopra del -6,4% atteso tre settimane fa circa.
Lo S&P 500 è salito +2% a luglio, riportando il mese migliore da febbraio.
Sul valutario, l’euro +0,24% a $1,0976. Dollaro/yen -0,07% a JPY 123,94. Euro/yen +0,15% a JPY 136,02, euro/sterlina +0,11% a GBP 0,7034; euro/franco svizzero +0,12% a CHF 1,0626.