Economia

Wall Street in rosso, per il Dow peggiore striscia dal 2011

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NEW YORK (WSI) – Ancora una giornata all’insegna delle vendite per Wall Street con il Dow che chiude la settima seduta di fila in rosso, registrando così la peggiore striscia dalla crisi del debito Usa del 2011. Nella seduta odierna, l’indice delle blue chip ha perso lo 0,27% a 17.373 punti. Male anche il Nasdaq, che scivola dello 0,25% a 5.044 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno lo 0,27% a 2.078 punti.

Gli investitori devono fare i conti con un rapporto sull’occupazione a luglio che alimenta la possibilita’ di un rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve il prossimo mese. Il mese scorso sono stati creati 215.000 posti di lavoro e il tasso di disoccupazione e’ rimasto al 5,3%, vicino al 5-5,2% considerato dalla banca centrale Usa come un livello equivalente a una piena occupazione. Quest’ultimo e’ uno dei due obiettivi della Fed. L’altro – altrettanto importante per l’avvio di una normalizzazione della politica monetaria – e’ la stabilita’ dei prezzi ma l’inflazione e’ ancora lontana dal target del 2% della Fed e il calo del greggio abbassa le aspettative inflative.

A questo proposito, oggi, le quotazioni del Wti con consegna a settembre hanno perso un altro 2% portandosi a 43,75 dollari al barile.

Il dato odierno sul lavoro segue la pubblicazione del report stilato dalla società di consulenza Challenger, Gray & Christmas. Secondo il report, gli annunci di licenziamenti a luglio sono stati di 105.696 unità. Si tratta del primo mese in cui le riduzioni hanno superato la soglia a quota 100.000 dal settembre del 2011. Sul dato ha pesato l’annuncio dell’esercizio di ridurre la forza lavoro sia civile che militare. Hanno annunciato licenziamenti anche società attive nel settore hi-tech: 18.891 annunci sono arrivati da società di computer e di elettronica.

I Treasury a breve scadenza sono venduti dopo il rapporto sull’occupazione di luglio, che alimenta le attese per un rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve a partire dal mese prossimo. E cosi’ i rendimenti del titolo a due anni – il piu’ sensibile a un cambiamento di outlook riguardante la politica monetaria della banca centrale Usa – si sono portati vicini ai massimi dell’anno in corso. Quelli invece del decennale -condizionati da un piu’ ampio insieme di fattori come l’outlook sulla crescita globale e l’inflazione – hanno inizialmente puntato al rialzo per poi virare restando vicini ai minimi di due anni. Di conseguenza la curva dei rendimenti continua ad appiattirsi, un trend ormai noto negli ultimi mesi. Il decennale vede rendimenti – che si muovono inversamente ai prezzi – scendere al 2,2196%, dal 2,236% di ieri.

Il focus, come dicevamo, è anche sul Dow Jones, che viaggia sui minimi in 6 mesi, in perdita di quasi 1.000 punti dai suoi massimi, mentre sono 121 le società scambiate sullo S&P 500 che hanno perso oltre -20% dai loro valori record, entrando dunque in mercato orso.

Tra le materie prime, i futures sul petrolio Usa sono piatti con -0,04% a $44,64 al barile, Brent -0,40% a $49,32. Oro +0,07% a $1.090,90, argento +0,43% a $14,74 al barile.

Il settore delle materie prime è ancora sotto pressione, colpito dal rallentamento della domanda da parte della Cina, consumatore numero uno al mondo di metalli. Il rame e all’alluminio viaggiano ai minimi in sei anni. In particolare il rame è scambiato sul London Metal Exchange a $5.176,50 la tonnellata, in calo -1% questa settimana. Alluminio si aggira a $1.587,50 la tonnellata. Il calo delle commodities continua a impattare inoltre sugli hedge fund che investono sul settore e prosegue il bagno di sangue sui mercati emergenti e sulle loro valute, come la lira turca, il rublo russo e lo shekel israeliano.

Maarten-Jan Bakkum, strategist senior dei mercati emergenti presso NN Investment Partners, riferisce: “Gli investitori stanno ancora sottovalutando la forte pressione esercitata sui mercati emergenti dal rallentamento cinese e il graduale allontanamento dal carry trade sul dollaro. Il rischio valutario sui mercati emergenti rimane elevato, dal momento che i tassi effettivi di cambio, su base reale, non stanno ancora riflettendo i deboli fondamentali dei mercati emergenti e il deterioramento della liquidità globale”.

Sul valutario, l’euro è piatto con -0,03% a $1,0922; dollaro/yen -0,02% a JPY 124,72. (Lna)