ROMA (WSI) – Il partito al governo Syriza si è spaccato sul nuovo pacchetto di aiuti, il terzo in cinque anni, ma l’economia greca sopravviverà. Almeno per il momento, nell’attesa di conoscere l’esito del voto di martedì al Bundestag tedesco.
Dopo ore e ore di discussioni, il Parlamento greco, riunito in una sessione di emergenza, ha finito per ratificare il bailout pluri miliardario. Il testo dell’accordo con i creditori è arrivato alle Camere ieri intorno alle 17, e ancora lì si trovava stamattina. Il voto doveva arrivare attorno alla mezzanotte ma si è dovuto aspettare fino alle 9 italiane.
Ora i riflettori si spostano sulla riunione dell’Eurogruppo. In scena dalle 15, vedrà la Germania intenzionata a far valere le proprie ragioni contrarie all’accordo. Berlino propone un prestito ponte, che consenta di lasciare il tempo per negoziare ancora il nuovo piano di aiuti. Secondo il premier Alexis Tsipras vorrebbe dire far ritornare il paese in “una crisi senza fine”.
Il ministro delle Finanze Tsakalotos ha affermato che in ogni caso “la Grecia riceverà la prima tranche entro il 20 agosto”. Prima di quella data Tsipras si sottoporrà al voto di fiducia dell’aula.
Il tutto mentre Olga Gerovasili, portavoce del governo Syriza, ha avvertito i ribelli di Syriza che un governo senza maggioranza “non può andare lontano” e ha parlato della possibilità di tornare alle elezioni. Intervistata da Mega TV, ha detto: “È risaputo che i parlamentari di Syriza non voteranno a favore dell’accordo. Un governo che non ha la maggioranza per governare non può andare lontano”.
Si unisce al coro anche l’ex ministro dell’Energia Lafazanis, che annuncia l’intenzione di formare un movimento in Grecia anti-memorandum.
Rimane ancora poco chiaro se l’intesa abbia davvero l’appoggio della Germania. Il testo di 400 pagine dovrebbe essere approvato, ma soprattutto con il supporto dei partiti di opposizione e non prima della giornata di venerdì, ovvero di domani.
Il Guardian, che ha visionato alcuni documenti del governo tedesco, rivela che ci sono diversi punti che non convincono la Germania, tra interrogativi sulla sostenibilità del debito greco, dubbi sull’effettivo sostegno dell’Fmi e ritardi sulle privatizzazioni pianificate da Atene.
Lo stesso Jurg WeiBgerber, portavoce del Ministero delle Finanze in Grecia, ha sottolineato che “il prestito ponte rimane sul tavolo. Stiamo parlando di un finanziamento nel caso in cui non fosse possibile (per Atene) rimborsare la prima tranche di debiti ad agosto”.
Il vice ministro delle Finanze Jens Spahn ha preso poi la parola e in un intervento radiofonico ha affermato che la Germania potrebbe considerare opzioni come la proroga delle scadenze sui bond, ma non una “svalutazione”, in quanto non si tratta di una soluzione “legale”.
Il Fondo Monetario Internazionale, che insieme a Bce e Commissione Ue ha lodato i progressi e la collaborazione delle autorità greche nel trattare con i creditori, prepara la prossima mossa per convincere i partner europei a concedere un taglio del debito, indispensabile per rendere solvente il paese in crisi.
Nel frattempo dal fronte macro ieri sono arrivate buone notizie. Il Pil è tornato a crescere, registrando un +0,8% nel secondo trimestre. Ma questo è successo prima che Atene introducesse i controlli di capitali e chiudesse le banche e il mercato azionario.
Reuters riporta inoltre anche un’analisi sulla sostenibilità del debito che è stata stilata da alcune istituzioni europee che hanno partecipato alle trattative sul bailout, incluse Commssione europea, Bce e il fondo di salvataggio dell’Eurozona. Nel documento di tre pagine scritto che “anche nel caso in cui la Grecia dovesse seguire alla lettera il programma di bailout e raccogliere 13,9 miliardi di euro attraverso il processo di privatizzazione degli asset statali, il suo debito rimarrà al 159,7% del Pil nel 2022. Il 2022 è importante perchè proprio i ministri finanziari dell’Eurozona avevano promesso di riportare il debito greco sotto il 110% del Pil entro quell’anno, al fine di coinvolgere l’Fmi nel salvare il paese dal default”.
Se la Grecia seguirà il piano solo parzialmente, il suo debito sarà pari al 173,7% del Pil nel 2022, mentre nel caso in cui possa fare meglio delle previsioni, il paese riuscirà a vedere il debito calare al 148,2% del Pil. Secondo l’analisi, la Grecia tornerà alla crescita economica, pari al 2,7%, soltanto dopo due anni di recessione, nel 2015 e nel 2016.
Infine, un’altra analisi redatta dai creditori istituzionale della Grecia prevede che il debito/Pil della Grecia sarà del 201% nel 2016, del 175% nel 2020, del 160% nel 2022 e del 122% nel 2030.
Quando si tratta di dire quello che pensa, l’ex ministro greco delle Finanze Yanis Varoufakis non ha alcuna remora. E così è stato nel corso di un’intervista rilasciata alla BBC, in cui ha detto senza mezzi termini che l’accordo di bailout “non funzionerà”. E che non è certo lui l’unico a non crederci, sia in Grecia, che in Germania.
“Il ministro greco delle Finanze (Euclid Tsakolotos)…dice più o meno la stessa cosa”, sottolinea, aggiungendo di aver visto “il ministro delle finanze tedesco (Wolfgang Schaeuble) andare al Bundestag e confessare che questa intesa non funzionerà”.
“Il Fondo Monetario Internazionale…sta gettando la spugna su un programma che è basato sul debito insostenibile…e nonostante ciò, tutti stanno lavorando affinché tale programma diventi esecutivo”. Ma “chiedete a chiunque conosca le finanze greche e tutti vi diranno che l’accordo non funzionerà”.
(Lna-DaC)