Economia

Spagna: e se la ripresa fosse una grande bufala?

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La Germania parla di ripresa nei paesi meno virtuosi dell’area euro per giustificare le proprie richieste di riforma e misure improntante al rigore. Ma gli economisti tedeschi si sbagliano di grosso nella loro analisi. Vediamo perché prendendo il caso spagnolo.

Secondo il consiglio di esperti economici della Germania la ripresa economica in Irlanda, Portogallo, Spagna e – fino alla fine dell’anno scorso – persino della Grecia “dimostra che il principio “prestiti in cambio di riforme” può essere una ricetta di successo da riproporre in casi di crisi.

Perché il nuovo programma di aiuti ad Atene funzioni, dice il pool di esperti, “la Grecia deve però riuscire a implementare riforme strutturali profonde”. E “dovrebbe approfittare dell’esperienza e delle conoscenze tecnice offerte dai partner europei”.

Se si guarda al rapporto tra Pil e debito pubblico spagnolo si scopre tuttavia che Madrid non ha affato implementato misure di austerity drastiche, dal momento che il tasso continua a salire sfiorando il 100%. Gli stipendi da fame e la mancanza di offerte di impiego, poi, spinge i cittadini ad accettare condizioni di lavoro umilianti.

A parte i tassi di disoccupazione ancora molto elevati in Italia (44,2% la percentuale di disoccupati tra i giovani) e Spagna, dove quasi il 23% dei cittadini è senza un impiego, è assai discutibile l’idea che le politiche imposte dalla troika (composta da Bce, Commissione Ue e Fmi) in cambio di aiuti finanziari abbiano contributo a innescare una svolta economica dopo la crisi degli ultimi anni.

Il Pil spagnolo dovrebbe mostrare una crescita di almeno il 3% quest’anno, ma come ricorda il New York Times, per molti spagnoli i numeri non significano nulla. Alcuni spagnoli in cerca di lavoro sono così disperati da essere pronti ad accettare contratti che prevedono un salario più basso del minimo nazionale. Spesso accetato di lavorare due giorni a settimana, pur lavorando molte più ore senza paga. Anche chi è tornato ai vecchi impieghi si è trovato di fronte a una brutta sorpresa: accettare salari ridotti.

Fonte: New York Times

(DaC)