TOKYO (WSI) – La ripresa delle attività nucleari giapponesi rischia seriamente di essere una notizia catastrofica per le materie prime. Già colpite dalle manovre spericolate della banca centrale cinese, che ha svalutato di oltre il 4% lo yuan in tre giorni, le commodities ora rischiano di pagare anche le misure intraprese dal Giappone.
Dopo anni di sospensione in seguito al disastro ambientale provocato dalla fuoriuscita di sostanze tossiche dei reattori nucleari di Fukushima, Tokyo ha deciso di sancire il ritorno all’energia nucleare.
I reattori non saranno riattivati in massa, ma già da questa settimana i primi impianti, come quello di Sendai, di proprietà della società Kyushu Electric, torneranno operativi. Quello di Sendai sarà il primo reattore da anni ad essere riacceso.
In ottobre Kyushu prevede di riattivare un secondo operatore. Nel 2016 saranno 11 le unità attive.
Per via delle nuove norme in materia di sicurezza e della forte opposizione della gente, i tempi per il ritorno ufficiale del Giappone all’energia nucleare non sono ancora ben chiari. Ma prima o poi sarà realtà.
La bilancia commerciale è passata in negativo dopo la chiusura degli impiani nucleari. L’anno scorso il deficit ha toccato un livello record di 103 miliardi di dollari.
Senza l’energia generata dai 43 reattori nucleari, la terza potenza economica mondiale si è vista costretta a importare fonti di energia molto care come la benzina, il carbone, il gas naturale e il petrolio. La conseguenza è stato un balzo dei prezzi di tutti gli strumenti e mezzi impiegati nelle attività di LNG, nonchè un incremento della domanda per carbone e greggio.
Con il ritorno al nucleare definitivo di Tokyo, tali trend sono destinati a invertirsi.
(DaC)