NEW YORK (WSI) – Dopo un avvio di seduta in negativo, la Borsa Usa cambia direzione nel corso della seduta e chiude in territorio positivo. A far ripartire gli acquisti, la fiducia dei costruttori, salita a luglio ai massimi del novembre 2005.
Nel finale: il Dow guadagna lo 0,39% a 17.545 punti, il Nasdaq sale dello 0,87% a 5.092 punti mentre lo S&P 500 cresce dello 0,50% a 2.102 punti.
Gli investitori digeriscono comunque l’inattesa contrazione ad agosto dell’indice Empire State (sceso sui minimi dell’aprile 2009), in attesa dell’appuntamento più importante della settimana, ovvero la diffusione dei verbali della riunione di luglio della Federal Reserve, che potrebbero aiutare a capire la tempistica con cui ci potrebbe essere il primo rialzo dei tassi di interesse dal 2006.
Resta da vedere se i recenti sviluppi in Cina – dove la banca centrale la settimana scorsa ha sorpreso svalutando lo yuan contro il dollaro riaccendendo i timori per la crescita globale – condizionaranno o meno le scelte del governatore Janet Yellen.
Tornando ai dati macro, l’Empire Manufacturing Index, l’indice che monitora le condizioni di salute dell’attività manifatturiera dell’area di New York- Il dato di agosto è sceso a sorpresa a -14,92, decisamente al di sotto delle attese degli analisti, che avevano previsto un valore a 4,5. Soprattutto, il crollo ha riportato l’Empire State a livelli in cui si aggirava durante il periodo della recessione, al minimo dall’aprile del 2009.
Peggiorati in modo particolare il sottoindice dei nuovi ordinativi (da -3,5 a -15,7), delle consegne (da 7,9 a 13,8), mentre la componente dei prezzi è calata dai 5,3 di luglio a 0,9. A incidere negativamente, il rafforzamento del dollaro e le svalutazioni che sono state operate dalla Cina sullo yuan, che hanno depresso il sentiment degli imprenditori.
Lo S&P 500 ha guadagnato la scorsa settimana +0,7%; le oscillazioni dell’indice stanno avvenendo all’interno di una banda di oscillazione, che si conferma la più stretta in 90 anni almeno. La forza dei finanziari ha aiutato a sostenere il mercato ultimamente, con l’indice allargato S&P 500 che è in rialzo dell’1,6% da inizio anno, ma lontano dell’1,8% rispetto al valore record di chiusura di maggio.
Intervistato da Marketwatch Jonathan Krinsky, responsabile analisi tecnica di mercato presso MKM Partners, ha fatto notare che sono “sei settimane consecutive che l’indice S&P alterna guadagni con perdite” e che la lotta tra ribassisti e rialzisti “non è stata mai così forte”.
Tra i titoli, sotto i riflettori Ge. Titolo positivo dopo le indiscrezioni secondo cui le autorità di regolamentazione Ue dovrebbero dare il via libera per l’acquisizione degli asset di energia elettrica della francese Alstom, per un valore di 12,4 miliardi di euro.
Micron Technology sotto i riflettori dopo che il broker Wedbush Securities ha tagliato il rating da outperform a neutral, rivedendo al ribasso il target sul prezzo da $26 a $19.
Sul valutario, l’euro +0,06% a 1,1116 dollari. Dollaro/yen -0,02% a 124,28. Euro/yen +0,04% a JPY 138,16. Euro/sterlina +0,09% a GBP 0,7110. Euro/franco svizzero -0,05% a CHF 1,0838.
Protagonista il ringgit, ai minimi in 17 anni, che prosegue la sua discesa, riportando alla mente la crisi delle Tigri asiatiche di fine anni Novanta.
Tra le materie prime, i futures sul petrolio Usa -1,5% a $41,84 al barile; Brent -0,33% a $49,03. Oro +0,49% a $1.118,10. Argento +0,41% a $15,28 l’oncia.
(DaC-Lna-MT)