NEW YORK (WSI) – Come dimostrano gli ultimi dati sui soldi in fuga dai mercati emergenti, la fiducia degli investitori nella regione sta accusando un crollo.
Secondo i dati pubblicati da NN Investment Partners e citati dal Financial Times le 19 economie principali tra i mercati in via di Sviluppo hanno subito una fuoriuscita degli investimenti pari a 940,2 miliardi di dollari nei 13 mesi che si sono conclusi alla fine di luglio.
La cifra è pari a più del doppio rispetto ai 480 milioni di dollari registrati all’apice della crisi finanziaria del 2008/2009.
I dati sono la conferma del pesante calo dell’appeal degli emergenti che negli anni successivi alla crisi erano invece diventati la meta preferita degli investitori a caccia di profitti alti ma relativamente garantiti. Finita la crisi finanziaria partita con lo scoppio della bolla dei mutui subprime negli Stati Uniti, ben 2 mila miliardi di dollari sono stati investiti nei mercati in via di Sviluppo.
Ma un anno fa la musica è cambiata. È ormai da qualche seduta che i mercati dei paesi in via di Sviluppo occupano le prime pagine di giornali e siti di informazione. La giornata odierna non ha fatto eccezione.
Dopo la massiccia svalutazione dello yuan della settimana scorsa che ha ufficialmente dato il via a una guerra valutaria internazionale, la Cina ha iniettato altri 100 miliardi di dollari di riserve valutarie in due banche, China Development Bank e Export-Import Bank of China. L’obiettivo è stabilizzare l’economia cinese, che viene vista crescere del 7% nella prima metà dell’anno. L’anno scorso la crescita nel semestre era stata del 7,4%.
Nel frattempo il deficit della bilancia commerciale giapponese si è ampliato ancor. Il gap si è allargato a 268 miliardi di yen, su livelli molto più alti del previsto. Le stime erano per un deficit di 56,7 miliardi di yen. Le esportazioni sono aumentate del 7,6% anno su anno, mentre l’import è calato del 3,2% rispetto allo stesos periodo del 2014.
Intanto in Vietnam la banca centrale ha svalutato la sua valuta dell’1% a 21.890 dong per ogni dollaro, attuando al contempo l’espansione delle sue possibilità di trading al 3% in entrambe le direzioni (al ribasso e al rialzo).
Fonte: Financial Times
(DaC)