Economia

Borsa Milano -6%: crollo titoli fino a -10%. El Erian: “non finirà qui”

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MILANO (WSI) – Borsa di Milano vittima del Black Monday, come l’azionario globale. Cina e Wall Street mettono KO le borse di tutto il mondo e l’Europa precipita. E’ panico totale. A Piazza Affari, l’indice Ftse Mib ha perso durante i minimi intraday fino a -7%, per poi ridurre la portata del tonfo a -5,96%, a quota 20.450,53 punti.

Diverse durante la sessione le sospensioni per eccesso di ribasso a Piazza Affari. Verso le 13.40 sul Ftse Mib ben 18 titoli sono finiti in asta di volatilità.

Tra questi Mps, sospesa per eccesso di ribasso con prezzo teorico -9,39%, poi -6,57%. Tra i bancari Bper -5,62%, BPM -2,50%, BP -5,28%, Intesa -5,57%, Unicredit -5,94%, Ubi Banca -5,24%.

Anche stavolta soffrono di più gli industriali ed energetici, come FCA (-10,07%) che evidentemente paga l’esposizione in Usa, con una flessione -7,30%. Finmeccanica -3,45%, Eni -7,28%, Buzzi Unicem -6,18%, Yoox -6,60%, Tenaris -9,38%, Ferragamo -6%.

Pioggia di vendite che non si vedevano dal crac di Lehman Brothers per l’azionario europeo, con i ribassisti che non risparmiano alcun listino, facendo sprofondare alcuni mercati in fase di correzione e anche in mercati orso, così come è nel caso della Borsa di Francoforte, con l’indice Dax che è in calo -22% rispetto ai massimi toccati ad aprile.

L’indice di riferimento dell’azionario europeo, lo Stoxx Europe 600 Index, dopo aver sofferto la peggiore settimana in quattro anni, è scivolato fino a -8,1%, sulla scia dei cali del titoli delle società minerarie, di nuovo i peggiori.

Lo Stoxx Europe è ormai in fase di correzione, avendo perso oltre -10%, precisamente il 13%, dal record testato ad aprile. Almeno 13 su 18 indici azionari dei mercati europei occidentali hanno ceduto più del 10%. Altissimi i volumi dell’indice Stoxx 600, in rialzo +156% rispetto alla media degli ultimi 30 giorni. Detto questo, lo stesso listino potrebbe secondo l’analisi tecnica aver perso troppo, dal momento che il suo indice di forza relativa è a 20,8, al minimo da ottobre.

Riguardo agli altri indici, il paniere inglese FTSE 100 ha violato il livello di 6.000 punti per la prima volta dai primi del 2013. L’indice benchmark dell’azionario europeo FTSE Eurofirst 300 è in calo di più del 12% in agosto: si tratta della performance più negativa dall’ottobre del 2008. Nel finale, Londra – Ftse 100 – cede -4,42%; Francoforte -4,62%, Parigi -5,33%.

Come spiegano gli analisti è stata messa a nudo la fragilità di un mercato manipolato. La crescita del Pil Usa ed europeo, poi, non è abbastanza solida da prevenire che si verifichi uno choc deflativo globale. “Gli investitori hanno capito che la moneta cinese si indebolirà ulteriormente. In Cina non hanno il controllo della situazione”, dice a Bloomberg Thomas Thygesen, alla guida della strategia cross-asset presso SEB. Finché i mercati non avranno una prova che le autorità cinesi e dei paesi emergenti hanno trovato una soluzione per uscire dal vortice, il mercato continuerà a cedere terreno.

Detto questo, Kepler Cheuvreux ha scritto un report in cui afferma che desidera “rimanere esposta ai mercati domestici dell’Europa”, anche se ha rivisto al ribasso il rating sul settore tecnologico a “underweight” e anche la valutazione sul settore bancario a “neutral”. Alzati i rating delle utility (a “neutral”) e delle società attive nel settore immobiliare (a “overweight”).

Meno ottimista è Mohamed El-Erian, ex Pimco ora capo economista di Allianz, che ritiene che gli smobilizzi proseguiranno almeno fino a quando non si concretizzerà uno dei seguenti scenari: i mercati emergenti ricorreranno a misure come quelle che negli Stati Uniti, ovvero alle sospensioni per eccesso di ribasso, oppure le quotazioni crolleranno a un punto tale da far scattare i buy.

“Il rallentamento dei mercati emergenti e l’implosione delle valute sta trasmettendo il contagio nei mercati”, ha detto.

Commodities prese d’assalto dagli ordini di vendita, mentre l’euro si issa sopra 1,16 dollari, sul livello più alto da gennaio. Petrolio Usa in area 38 dollari al barile (-5%).

I tre fattori principali destabilizzanti sono l’indebolimento dell’economia cinese, con gli investitori iniziano a rendersi conto che le autorità non sanno bene quali rimedi trovare; il continuo tracollo dei mercati delle materie prime, con i prezzi scesi ai minimi di 16 anni, stando almeno al trend dell’indice sulle commodities stilato da Bloomberg; l’incertezza sulla reazione delle banche centrali di Usa e Cina.

Come ha osservato Deutsche Bank, “finalmente nelle ultime due sedute la fragilità di questo sistema finanziario manipolato è stata messa a nudo”. Tutto è cominciato e finito con l’S&P 500 in perdita del -3,19% nella sessione precedente, in quella che è stata la peggiore seduta dal 9 novembre. L’azionario Usa, senza contare i cali pesanti odierni, ha ceduto più del 5% tra giovedì e venerdì.

Tutti i mercati mondiali, nessuno escluso, accusano cali record. È un lunedì nero. Dopo che le autorità cinesi hanno preferito non intervenire per sostenere l’economia e i listini, gli speculatori hanno iniziato a liberarsi degli asset ritenuti maggiormente vulnerabili.

In assenza di misure statali, Shanghai ha subito un crollo anche superiore all’8% in giornata. Tokyo ha ceduto il 4,6%, nella peggiore performance giornaliera da giugno 2013. I mercati australiani hanno perso il 4%: per risalire a una percentuale così negativa bisogna mettere indietro le lancette di sei anni.
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L’analista Rajiv Biswas, chief Asia economist di IHS Global Insight, è molto critico nei confronti della People Bank of China. “È come se non sapessero cosa fare. Questo peggiora il sentiment. La gente ha paura che la crescita cinese stia rallentando ulteriormente, si vede dalle reazioni nell’azionario e nelle commodities. Il settore delle materie prime ne sta subendo le conseguenze”.

In generale in Asia è un esodo dagli asset più rischiosi, con i mercati che sono scivolati ai minimi di tre anni. Tra i beni rifugio a cui gli investitori danno la caccia figurano yen e bond dei paesi percepiti come più sicuri, come gli Stati Uniti e la Germania.

È probabile che la banca centrale cinese, vista la situazione d’emergenza, non se ne resti con le mani in mano. Stando alle ultime indiscrezioni la People Bank of China dovrebbe tagliare il coefficiente di riserva obbligatorio per le banche.

Oltre che dalla frenata cinese, il mercato è preoccupato dalla prospettiva di una stretta monetaria in Usa, la prima dal 2006. I falchi della Federal Reserve, come James Bullard, stanno premendo per un rialzo tassi già dalla prossima riunione di politica monetaria di settembre. Allo stesso tempo, si smorzano sensibilmente le scommesse sull’adozione di una manovra di politica monetaria restrittiva il prossimo mese.
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Tra le notizie societarie in Italia, il Ceo del gruppo della Difesa Finmeccanica ha annunciato che Drs non è più in vendita. Enel ha avviato negoziati in esclusiva per la cessione della quota del 66% di Enel Produzione in Slovenské elektrárne, con Energetický a promyslový holding (EPH), società con sede nella Repubblica Ceca.

In ambito di reddito fisso, lo Spread tra Btp e Bund +4,39% a 132,85. Tassi decennali BTP +2,51% all’1,89%, tassi sui Bund -1,63%, allo 0,56%.

Sul valutario l’euro arriva a salire fino a $1,1643 (+2,26%), per poi smorzare i guadagni e fare +1,94% a $1,1607. Dollaro/yen in caduta libera, -3,01% a JPY 118,37. Euro/franco svizzero +0,65% a CHF 1,0844, euro/yen -1,10% a JOY 137,40. Euro/sterlina +1,64% a GBP 0,7373.

Tra le materie prime, i futures sul petrolio cedono un altro -4,03% attestandosi a 38,82 dollari al barile. I contratti analoghi sul Brent lasciano sul campo il 4,25% a 43,53 dollari al barile. Oro piatto, +0,01% a $1.159,70, argento -1,90% a $15,01.

(DaC-Lna)