Economia

Black Monday: panico sui mercati. Ricchi hanno perso $124 miliardi

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ROMA (WSI) – Numeri da bollettino di guerra per i mercati azionari mondiali con gli investitori più benestanti che hanno perso 124 miliardi di dollari in un solo giorno. Inizia così la nuova settimana di contrattazioni, con un lunedì già ribattezzato “Black Monday”.

Ancora una volta è stata la Cina a provocare sell off in tutto il mondo, con l’indice Shanghai che ha ceduto oltre -8,5%, scatenando un nuovo effetto domino sull’azionario.

Il Nikkei della Borsa di Tokyo è crollato del 4,61%, riportando la perdita in una seduta peggiore dal giugno del 2013. L’indice Topix, che include anche società giapponesi a minore capitalizzazione ha segnato un tonfo del 5,8%, entrando ufficialmente in fase di correzione, dal momento che ha perso più del 10% rispetto ai recenti massimi.

L’indice australiano S&P/ASX 200 ha ceduto -3,73%, soffrendo la seduta peggiore in quattro anni e calando ai minimo in due anni. L’indice di Tapei in Taiwan è stato colpito da smobilizzi intraday record, scivolando fino a -7,49%. Borsa Filippine oltre -7%, al minimo in 14 mesi.

Nessun effetto hanno avuto i rumor riportati dal Wall Street Journal, secondo cui le autorità cinesi sarebbero prossime a inondare il mercato di liquidità, attraverso il taglio del ratio delle riserve che le banche devono detenere. L’indice Hang Seng di Hong Kong -5,2%, al valore più basso dal marzo del 2014.
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Il panic selling non risparmia Wall Street: l’avvio è da vendite record, con il Dow Jones che scivola di 1000 punti e il Nasdaq che segna un tonfo -8,8%. La situazione tende a stabilizzarsi nella mattinata americana, con perdite comunque che rimangono ben sostenute.

Il Dow Jones, alle 16.49 ora italiana il Dow Jones cede -340,02 punti (-2,07%), a 16.119,73 punti. lo S&P fa -3,25% a 1.906,86, ma era crollato di oltre -5%. Il Nasdaq -3,13% a 4.558,83 punti. Il Chicago Board Options Exchange Volatility Index balza +54%, al tasso record in cinque anni.

Crollo delle valutazioni, con il ratio price to earnings dello S&P 500 che scivola fino a 16,76, al minimo da ottobre quando il rapporto superò i 16,50 punti, al minimo dal gennaio del 2014.

Mentre i mercati azionari europei si accodano al trend asiatico e di Wall Street, registrando importanti flessioni e assistendo a raffiche di sospensioni al ribasso, c’è un asset che sta guadagnando terreno.
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Si tratta dell’euro, che è risalito sopra la soglia di $1,16 per la prima volta da gennaio.

“Non saremmo sorpresi di assistere di nuovo ai ‘selling interest’ verso i massimi della sessione in corrispondenza di $1,15. Tuttavia, guardando in modo più ampio, non si può escludere che l’euro salga fino a $1,1550, soprattutto se l’azionario dovesse scendere ulteriormente e la forte correlazione negativa tra euro e Dax persistere”, ha commentato a Bloomberg Prashany Newnaha, strategist dei cambi presso TD Securities. E, di fatto, l’euro ha battuto anche le stime più ottimistiche.

Scatta l’effetto Fed sulla moneta unica, dal momento che i trader hanno smesso quasi di credere che la Federal Reserve alzerà i tassi, nella riunione del Fomc del prossimo mese. In rialzo dunque anche lo yen, che sale nei confronti del dollaro al massimo in tre mesi.
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Secondo i dati della Commodity Futures Trading Commission, gli hedge fund e i grandi speculatori hanno ridotto la scorsa settimana le scommesse sul calo dell’euro nei confronti del dollaro al minimo da giugno, tagliando anche le scommesse su un deprezzamento dello yen.

“L’euro e lo yen stanno beneficiando sia dall’avversione al rischio verso i mercati emergenti, causati dalla mossa a sorpresa della Cina sullo yuan di questo mese – la svalutazione shock dello scorso 11 agosto -, sia dallo smorzarsi delle aspettative su un rialzo dei tassi da parte della Fed”, ha detto intervistato da Bloomberg Mansoor Mohi-uddin, strategist senior dei mercati presso Royal Bank of Scotland, a Singapore.

La moneta giapponese si è rafforzata dunque fino a 120,25 contro il dollaro, al massimo dallo scorso 19 maggio.

Bloomberg riporta che i trader stanno scommettendo su una probabilità del 28% che la Fed alzi i tassi di interesse a settembre, in calo rispetto alla probabilità del 50% circa del periodo precedente la svalutazione dello yuan cinese. Il calcolo è basato sulla premessa secondo cui il tasso effettivo dei fed fund si attesterà in media allo 0,375% dopo la prima adozione di una manovra di politica monetaria restrittiva.
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Il rapporto euro/dollaro è ora in crescita di più di 500 pips in quattro giorni, e torna al massimo in sette mesi, mentre i futures sul petrolio scambiati a New York scivolano verso i $38, per la prima volta dal febbraio del 2009.

Sia il contratto WTI che il Brent viaggiano ai nuovi minimi in sei anni, così come i prezzi del rame e dell’alluminio.

L’indice delle commodities stilato da Bloomberg che ha appena testato il valore più basso in 16 anni, dal 1999. A fronte del +4,6% dell’euro sul dollaro nel mese di luglio, l’indice Dax della Borsa di Francoforte ha ceduto -13% nel mese – segnando la flessione mensile peggiore in quattro anni – -15% dalla svalutazione dello yuan, e soprattutto -21% dai massimi. In poche parole, l’indice tedesco è entrato nel mercato orso.

L’indice di Londra Ftse 100 è sceso sotto la soglia di 6.000 punti per la prima volta dal 2013. Nella mattinata di oggi, più di 40 miliardi di sterline sono andate in fumo sul Ftse 100 londinese.
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“Sembra che tutti stiano vendendo, e c’è panico sui mercati – ha detto a Bloomberg Michael Woischneck, che gestisce l’equivalente di $7,1 miliardi a Lampe Asset Managament Gmbh a Dusseldorf, in Germania – Non ci sono più scelte razionali, o reazioni razionali e le vendite colpiranno anche Wall Street.

Bagno di sangue sui mercati emergenti, con l’indice di riferimento MSCI Emerging Markets che ha ceduto fino a -4,6%, segnando la seduta peggiore dal settembre del 2011.

L’azionario globale ha visto il proprio valore di mercato crollare di oltre $5.000 miliardi da quando la Cina ha svalutato lo yuan.

Tra le valute emergenti, il rublo russo è calato al minimo da gennaio, fino a 71,15. Nuovi sell off hanno portato il ringgit malesiano a cedere -0,9% sul dollaro, al minimo in 17 anni.

Questi i principali avvenimenti choc sui mercati:

Dow Jones sotto 14 mila punti, in fase di correzione

Per Wall Street peggiore seduta dal crac di Lehman Brothers

Shanghai Composite -8,5%, MSCI Asia Pacific -4,8%

Vendite scatenate su titoli energetici e mercati dei metalli di base: WTI sotto $40; Brent sotto $45

Tassi decennali dei Treasuries sotto il 2%, con la Cina che scende al record dal 2007

VIX +46,5% a 28, lo scorso venerdì, al record dal dicembre del 2011. Scorsa settimana rialzo record +119% (Lna)