Svalutazione stupefacente: Cina ha scaricato $100 miliardi di Titoli Usa in due settimane
NEW YORK (WSI) – Nelle ultime due settimane la Cina ha venduto un ammontare monstre di titoli di Stato americani, pari a 106 miliardi di dollari. È il risultato del cambiamento drastico di politica valutaria in atto a Pechino.
In prospettiva le cifre sono allucinanti. Le autorità della seconda potenza economica al mondo ha svenduto una quantità di Treasuries equivalente a quanto non abbia scaricato in tutta la prima parte dell’anno (107 miliardi di dollari di titoli).
Il cambio di regime deciso l’11 agosto e volto a ottenere una svalutazione massiccia dello yuan ha causato un calo del 4% sui mercati per la divisa cinese nei confronti della rivale statunitense, il dollaro. Ieri la banca centrale ha ridotto il costo del denaro dello 0,25% al 4,6% e abbassato il ratio delle riserve obbligatorie delle banche dello 0,5%, al 18%. Ma Pechino non si vuole ancora fermare e farà di tutto per impedire un ‘hard landing’ della seconda economia al mondo.
Oggi ha imposto il tasso di cambio con il dollaro ai minimi di quattro anni, a quota 6,4043. Livelli così bassi non si vedevano da agosto 2011. Senza contare l’iniezione da parte della banca centrale (PBOC) di altri 140 miliardi di yuan (22 miliardi di dollari, quasi 20 miliardi di euro) nei mercati interbancari monetari. L’obiettivo delle operazioni a breve termine è impedire che la liquidità si prosciughi. I mercati non hanno però tratto beneficio dalle nuove misure di stimolo. Shanghai ha perso l’1,3% dopo un’altra seduta molto nervosa.
Un altro dato curioso emerge guardando all’andamento dei titoli del debito Usa. Di solito azionario e obbligazionario si muovono in maniera inversamente proporzionale. Ma in questo caso S&P 500 e Treasuries a lunga scadenza.
I rendimenti sono calati nelle ultime due settimane, ma non così tanto come la Borsa. Anzi, il titolo a 30 anni rende più ora di quanto non fosse il giorno in cui la Cina ha annunciato le prime svalutazioni della sua moneta.
Di questo passo, il mercato si chiede quanto debito rimane ancora da vendere. Gli analisti di Societe Generale hanno provato a dare una risposta. “Da un punto di vista prettamente operativo, le riserve valutarie cinesi sono per i due terzi formate da asset relativamente ‘liquidi’.
Secondo gli ulitmi dati, la Cina alla fine di giugno deteneva 1.271 miliardi di dollari in Treasuries Usa, ma i titoli e la carta vera e propria sono pari ad appena 3,1 miliardi di dollari.
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La composizione valutaria è la seguente: due terzi in dollari, un quinto in euro, il 5% in sterlina e il restante 5% in yen giapponesi. “Se si tiene conto che la svalutazione di euro e yen ha contribuito all’apprezzamento dello yuan nell’ultimo anno, è plausibile che la banca centrale non limiti i suoi interventi agli asset denominati in dollari”.
Le riserve valutarie cinesi sono ancora pari al 134% del livello raccomandato. “Ciò significa che circa 900 miliardi di dollari (un quarto del totale) possono essere utilizzati per interventi nel valutario senza che questo abbia un impatto diretto nella posizione cinese”.
(DaC)