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Cottarelli boccia taglio tasse: crea 17 miliardi di deficit

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ROMA (WSI) – L’ex commissario alla Spending Review boccia in toto la proposta del governo Renzi per una riduzione delle tasse che passi attraverso l’ampliamento del deficit di 17 miliardi di euro.

Nei termini fin qui enunciati, la promessa di un taglio delle tasse sulla casa, che i critici ritengono pura propaganda per incrementare il tasso di popolarità nell’ultimo periodo in calo, non convince il funzionario del Fondo Monetario Internazionale.

In un’intervista a La Stampa Cottarelli spiega che la strategia è inefficace, dal momento che “gli investitori non credono alla possibilità che quella riduzione fiscale sia permanente, soprattutto se il debito pubblico è elevato. Risultato: prima o poi la pressione fiscale risale”.

Anzi, “perché l’azione di riduzione delle tasse sia credibile la quota finanziata da tagli alla spesa deve essere prevalente”. E “l’Italia, che ha sempre un debito molto alto, deve essere particolarmente attenta a quel che fa”.

Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sottoscrive. All’ultimo meeting di Rimini di Comunione e Liberazione ha osservato che perché il piano sia credibile, “il taglio delle tasse deve venire da un taglio di spesa” e “serve un orizzonte medio lungo”.

L’ipotesi di finanziare in deficit più della metà delle spese previste dalla prossima manovra finanziaria, insomma, non riscuote consensi. In particolare la copertura dei buchi che si veranno a creare in assenza degli introiti fiscali.

L’ammanco peserà sui conti pubblici per circa 4,3 miliardi, sui 25-30 complessivi della manovra per il 2016 che il governo deve presentare entro metà ottobre. Mentre dalla diminuzione delle uscite dello Stato, “stando al piano a cui sta lavorando il nuovo commissario alla spending review Yoram Gutgeld, dovrebbero arrivarne circa 10”, come spiega Il Fatto Quotidiano.

Inoltre i margini di manovra dell’esecutivo sono ristretti, ammontando essi “solo ai 6,4 miliardi già indicati nel Documento di economia e finanza come effetto della ‘clausola delle riforme’, che si applica ai Paesi che mettono in campo riforme strutturali come quella del mercato del lavoro”.

L’obiettivo dichiarato di Renzi è fare appello anche alla ‘clausola degli investimenti’ rimandando il pareggio di bilancio di un altro anno, al 2018. Ma le autorità europee non hanno ancora fatto concessioni o aperture. I negoziati sono stati appena aperti.

(DaC)