Pensioni e flessibilità in uscita. Dietrofront governo Renzi: “Non ci sono coperture”
ROMA (WSI) – La riforma delle pensioni? Rimandata. E’ quanto scrive La Repubblica nell’edizione di oggi, precisando che a Palazzo Chigi hanno ammesso che “non ci sono coperture”.
Di fatto: “Dovremmo aprire un negoziato con la Commissione di Bruxelles ma quello lo faremo per strappare più flessibilità sui parametri legati agli investimenti, non per la spesa pensionistica”.
Dunque, “nessuna flessibilità in uscita per correggere il ripido innalzamento dell’età pensionabile, con tutti gli effetti collaterali, dagli esodati in giù, introdotto dalla riforma Fornero del 2011”, spiega il quotidiano, che continua: “E d’altra parte sia il premier Matteo Renzi sia il suo ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, hanno parlato tanto di tasse (sulle imprese in particolare) nell’ultimo weekend a Cernobbio ma mai di pensioni e di flessibilità in uscita. Ed è significativo che abbiano scelto di non accennare nemmeno al tema delle pensioni davanti a una platea di imprenditori (molti presenti anche sui mercati internazionali) e di investitori che considerano proprio la riforma del governo Monti un passaggio chiave nel processo di risanamento delle finanze pubbliche e di riacquistata credibilità dell’Italia sui mercati. Quella riforma è stata cruenta sul piano sociale, ma – al di là dei timidi segnali di ripresa – non sembrano esserci ancora le condizioni per un suo ripensamento.
“E d’altra parte l’Italia è uno dei pochi Paesi europei che nel lungo periodo continuerà ad avere la dinamica della spesa pensionistica sotto controllo rispetto al Pil, nonostante l’invecchiamento progressivo della popolazione e la crescita costante dell’aspettative di vita. Piuttosto la nostra emergenza – secondo anche le stime della Ragioneria generale dello Stato – si chiamerà presto spesa sanitaria di lungo termine proprio per la cura socio-sanitaria destinata alla quota sempre crescente di popolazione più anziana. Entro il 2021 la legge Fornero permetterà un risparmio di spesa di quasi 80 miliardi di euro, anche se circa 12 se ne sono già andato per fronteggiare l’emergenza dei lavoratori cosiddetti esodati, finiti per per effetto di accordi sindacali fuori dalle aziende e rimasti, con l’aumento dell’età pensionabile, anche senza l’assegno pensionistico”.
La Repubblica continua: “Anche il premier Renzi, dunque, avrebbe cambiato idea. O almeno allungato i tempi per realizzare quella che qualche mese fa era sembrata la sua proposta. “Se una donna a 62 anni preferisce stare con il nipotino rinunciando a 20-30 euro, allora bisognerà trovare la modalità per cui, sempre con attenzione ai denari, si possa permettere a questa donna di andarsi a godere i nipotini”.
“L’attenzione ai denari – fa notare La Repubblica – è prevalsa”.
Immediata la reazione del presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano. “Se ciò che viene attribuito alla presidenza del consiglio dalla stampa fosse vero sarebbe un fatto negativo. Da una parte si uccide la speranza di quanti aspettavano questa soluzione che era stata annunciata dallo stesso premier e dal ministro del Lavoro per risolvere situazioni anche drammatiche tipiche di chi superata una certa soglia di età, i 60 anni, è rimasto senza lavoro, non ha una pensione né ammortizzatori sociali e difficilmente troverà una ricollocazione. Inoltre si rallenta la possibilità di assumere i giovani attraverso il ricambio del turn over. Mi auguro che sul tema delle pensioni ci sia un confronto che chiarisca come il governo intenda muoversi anche di fronte a proposte del Parlamento. Aggiungo che a fronte di risorse necessarie per avviare la flessibilità ci sarebbero nel medio-lungo periodo risparmi compensativi”.
Intanto è tornata a parlare oggi il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, intervistata da Unomattina. “A dicembre pagheremo per ultima volta la tassa sulla casa. Da gennaio non ci saranno più l’Imu e la Tasi. Le risorse per coprire il taglio delle tasse ci sono, come ha detto anche ieri Padoan e saranno presentate nella legge di Stabilità a ottobre”.
Sulle risorse: “si può ridurre l’inefficienza della spesa pubblica e, soprattutto, le riforme che stiamo facendo nel Paese e che ci consentono di crescere, ci danno dei margini di flessibilità in più. L’Europa riconosce che stiamo facendo le riforme che funzionano e quindi abbiamo degli spazi in più”.