Dati Cina negativi, Shanghai +2,8%. Goldman: spesi $236 miliardi per sostenere i mercati
ROMA (WSI) – Vendite sui mercati globali, dopo la pubblicazione del dato cinese relativo alla bilancia commerciale, che ha confermato l’erosione dei fondamentali della seconda economia del mondo. Nel mese di agosto, il valore delle esportazioni denominate in dollari è sceso infatti -5,5% su base annua, a fronte di un forte calo delle importazioni, pari a -13,8%.
Il listino di Shanghai reagisce con un calo fino a -2%, per poi ridurre le perdite e chiudere in progresso +2,83%, mentre l’indice Nikkei della borsa di Tokyo segna -2,43%, scivolando ai minimi in sei mesi.
Per la prima volta in sei giorni, la People’s Bank of China – banca centrale cinese – torna a deprezzare lo yuan nei confronti del dollaro e inietta altri 150 miliardi di yuan. Il tasso di riferimento è stato fissato a 6,3639, dopo la rivalutazione dello yuan dei cinque giorni precedenti, che è stata la più forte (in cinque giorni) dal settembre del 2010.
Intanto uno studio di Goldman Sachs mette in evidenza che la Cina ha speso ben $236 miliardi (esattamente 1.500 miliardi di yuan) per sostenere l’azionario, da quando le vendite si sono intensificate tre mesi fa.
Forte è dunque la preoccupazione degli investitori su quanto accadrà quando il governo inizierà a ridurre i suoi interventi anche se, secondo gli strategist della banca d’affari americana, si tratta di timori eccessivi.
Lo Shanghai Composite Index è crollato -41% dal massimo di giugno. Le vendite hanno cancellato $5.000 trilioni di valore di mercato dai principali indici di borsa. Pechino è intervenuta acquistando azioni, impedendo ai maggiori azionisti di vendere parte delle loro quote, e intimando le società statali di acquistare i titoli. (Lna)