ROMA (WSI) – “Dopo l’annuncio dell’abolizione delle tasse sulla prima casa, il governo sarebbe pronto ad archiviare il progetto di local tax, l’imposta unica che dovrebbe racchiudere tutti i balzelli comunali”. E’ quanto scrive Il Messaggero, aprendo l’edizione di oggi. “Un progetto legato a quello di riforma del Catasto, già fermato dall’esecutivo per il rischio di un aumento del prelievo sulle seconde abitazioni”.
L’articolo ricorda: “Che il percorso della local tax, la tassa unica per finanziare i Comuni, fosse in salita, si era intuito già quando Matteo Renzi aveva annunciato l’intenzione di eliminare con la legge di Stabilità la Tasi e l’Imu sulle prime case. Tolto il pilastro del prelievo sulle abitazioni principali, nella tassa unica sarebbe rimasto quello sulle seconde case con l’accorpamento di alcuni tributi locali, come l’occupazione di suolo pubblico e le imposte su pubblicità e affissioni, con l’incognita se inserire o meno nel balzello complessivo anche la tassa sui rifiuti. Un meccanismo che, tuttavia, rischierebbe di far salire il prelievo sulle seconde case oltre il tetto massimo dell’11,4% che può raggiungere oggi sommando Imu e Tasi. L’ipotesi alla quale si è lavorato ai tavoli tecnici, era quella di portare l’aliquota fino al 12 per mille, ossia l’1,2%”.
Il Messaggero descrive il retroscena, spiegando che, a quel punto, il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, avrebbe sollevato una questione politica, facendo notare l’importanza di “una estrema trasparenza anche di contesto” nella “scelta di eliminare le tasse sulle prime case”. Una scelta che “deve essere una vera e propria sottrazione nella perfetta invarianza della restante tassazione sugli immobili”.
L’auspicio sarebbe stato accolto da Palazzo Chigi, anche sulla scia delle dichiarazioni del pentastellato Luigi di Maio che, nel corso della trasmissione Ballarò, ha di fatto “accusato il governo di voler fare il gioco delle tre carte sulla casa, togliendo la Tasi e facendo salire la tassazione sulle altre abitazioni attraverso la local tax”.
Un tasto – scrive il Messaggero – “decisamente sensibile che avrebbe convinto Palazzo Chigi a rimettere nel cassetto il progetto come già fatto con la riforma del Catasto, a cui la stessa local tax era legata, e che era stato archiviato per il rischio che la revisione delle rendite fosse percepita come un aumento della pressione fiscale sulla casa”.
Intanto sempre il Messaggero riporta che ieri Yoram Gutgeld, consigliere economico di Renzi e commissario alla spesa pubblica, in un’intervista all’Ansa ha riferito che il Tesoro “è pronto a rivedere le stime di crescita del Pil per quest’anno e per il prossimo nella nota di aggiornamento del Def”, dallo 0,7% allo 0,9% per il 2015. “Grazie all’effetto trascinamento sul 2016, poi, anche per il prossimo anno il Pil potrebbe essere rivisto al rialzo dall’1,4% all’1,5%-1,6%”.
Gutgeld ha anche confermato che il governo potrebbe decidere di anticipare il taglio dell’Ires, previsto per il 2017, alle imprese del Mezzogiorno. “Nei piani di Palazzo Chigi per il 2017, l’aliquota dell’Ires, ossia il prelievo che le imprese pagano sugli utili aziendali, dovrebbe scendere dall’attuale 27,5% al 24%, al di sotto di quello applicato dalla Spagna citato da Renzi come esempio virtuoso. Ma la misura per il Sud, per dare uno shock potrebbe anche andare oltre, con un abbassamento dell’Ires al di sotto della soglia del 24%. Ipotesi, per ora, ma al gioverno stanno già valutando i costi”.