Economia

MPS: via all’era Tononi. Ma tanto sul partner decide la Bce

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ROMA (WSI) – Ha preso il via l’era Tononi a Mps. Il nuovo presidente è stato eletto dall’assemblea dei soci, che si è riunita oggi a Siena: favorevoli alla nomina il 98,6% delle azioni rappresentate, contrari l’1,17% e astenuti lo 0,22%.

Tononi, 51 anni, ha preso il posto lasciato da Alessandro Profumo le cui dimissioni sono diventate effettive a partire dallo scorso 6 agosto.

Il primo impegno gravoso che dovrà sbrigare il neo presidente, in collaborazione con l’amministratore delegato Fabrizio Viola, sarà trovare un partner che possa garantire un futuro stabie. È un obbligo senza alternativa imposto dalla Bce.

Dopo la ricapitalizzazione da 3 miliardi di euro volta a centrare gli obiettivi di capitale prefissati l’istituto di Francoforte non vede per niente bene uno scenario ‘stand alone’.

Non solo la travagliata banca, la più antica al mondo, ma anche gran parte degli istituti italiani sono stati sottoposti agli esami della Bce, che con cadenza annuale effettua l’analisi cosiddetta Srep (Supervisory review and evaluation process), lo strumento individuato per misurare la solidità in termini patrimoniali delle banche.

Come Banca Carige, Pop Vicenza e Veneto Banca, il Monte dei Paschi di Siena è ‘relegato’ in quarta fascia, la categoria riservata agli istituti che presentano ancora ‘rischi elevati’.

Il problema principale, in questo scenario, è che non c’è la fila alla porta del Monte.

Anzi, nonostante l’approfondita ricerca da parte degli advisor Ubs e Citigroup, ancora non si è profilata nessuna possibile aggregazione concreta. E se la richiesta della Bce non è stata accompagnata da un termine perentorio entro il quale portare a termine un’operazione, è evidente che non si possa andare oltre il 2016. In questo senso, l’esperienza e i contatti di Massimo Tononi potrebbero rivelarsi un bagaglio utile per sbloccare quella che inizia a profilarsi come una pericolosa impasse. “E’ un grande esperto di mergers &acquisitions, l’uomo giusto per tentare di valutare le opportunità che il mercato dovesse offrire e, soprattutto, di cogliere quella giusta”, fa notare all’Adnkronos un banchiere che conosce bene il prossimo presidente del Monte.

L’ultimo in ordine di tempo a descrivere ‘in chiaro’ lo scenario è stato il presidente della Fondazione Mps Marcello Clarich. “Bisogna vedere quando si insedierà il nuovo presidente, i contatti che ci saranno con la Bce, che mi pare non abbia cambiato opinione. Sono tutte cose da vedere in autunno”, che per il presidente sarà “intenso”, ha previsto la settimana scorsa. Per altro, dal tema di fondo, quello delle potenziali aggregazioni, dipenderà anche l’assetto che sceglieranno i soci della banca con la prospettiva di alleggerire, o addirittura sciogliere, il patto di consultazione. “Bisogna capire anche quali sono gli interessi della Fondazione e degli altri soci rilevanti. E’ chiaro che un patto per il rinnovo dei vertici a tre anni è molto lontano, bisogna capire anche in base agli scenari di aggregazione. E tutto molto aperto”, ha sintetizzato Clarich.

Nell’aprire l’assemblea dei soci il presidente della banca senese Roberto Isolani ha confermato che People bank of China detiene il 2,004% del capitale di Mps. Gli altri soci principali sono Fintech (4,5%), il ministero dell’Economia e delle Finanze (4,02), Axa (3,17), Btg (3,13).

(DaC)