ROMA (WSI) – Tiene banco nelle ultime ore una questione che è destinata ad accendere le polemiche. Si tratta del cosiddetto “piano B” che il premier Matteo Renzi avrebbe in riserbo in seno alla riforma istituzionale e che prevede l’abolizione del Senato.
“Tanto vale abolirlo”. Sembrerebbero queste le parole pronunciate del Presidente del Consiglio dei Ministri che tuona come una battuta pesante ma che in realtà così non è visto che, allo stato dei fatti, Renzi ha già spinto l’acceleratore verso la riforma istituzionale, scavalcando i lavori della Commissione e portando il testo, ribattezzato Ddl Boschi, direttamente al Presidente di Palazzo Madama, Pietro Grasso che, insieme alla direzione del Partito Democratico, dovrà decidere in tempi brevi.
Oggetto della discordia l’articolo 2 del provvedimento, quello che regola il sistema elettivo dei futuri senatori, su cui le Camere si sono già espresse due volte e che per il Premier è intoccabile a dispetto della minoranza dem che vorrebbe rimodellarne l’impianto complessivo. Tuttavia se come il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro, anche Grasso giudicasse inemendabile l’articolo 2, tutta la discussione cadrebbe.
La possibile abolizione del Senato si configura come l’ultima spiaggia a cui approdare se le cose dovessero mettersi male. La questione principale infatti si è spostata sulla rottura interna al Partito Democratico.
Da una parte infatti il Premier e il Ministro delle riforme, Maria Elena Boschi, che impongono di non toccare il testo della riforma che ad oggi avrebbe la sua coerenza organica. Ipotizzare modifiche non concordate in un preciso disegno politico, secondo Renzi e la Boschi, significherebbe realizzare una brutta riforma, così come accadde con il Titolo V della Costituzione, che ora si vuole correggere.
Dall’altra la minoranza del partito Democratico che non nasconde l’intenzione di cambiare il testo del Ddl. Il tutto è rimesso alla riunione della direzione PD indetta per il prossimo lunedì in cui il Premier chiederà un voto, richiamando il partito ad una linea politica unitaria.
E se la situazione dovesse complicarsi ancora di più, allora potrebbe scattare il piano B, la vera e propria abolizione di Palazzo Madama.
(Aca-DaC)