Pessime notizie per Mario Draghi. Dopo aver perso il 3,1% ieri, la Borsa tedesca è in calo del 20% dai massimi di metà aprile. Da 12.391 punti l’indice di Francoforte é sceso a quota 9.916, un livello che non vedeva da maggio 2014.
Il ribasso dell’azionario non ha un grandissimo impatto sui tedeschi, dal momento che solo il 7% del loro patrimonio finisce nei titoli di Borsa. Magari non guadagneranno denaro sui mercati, ma almeno non vedono i risparmi di una vita depauperati con il calo di fondi comuni e portafogli di broker, Chi ha soldi di solito li investe nel mercato immobiliare.
Il problema si presenta invece per gli investitori stranieri, in particolare americani che si affidano a fondi comuni, ETF e fondi hedge. Negli ultimi due anni i consulenti finanziari hanno convinto i clienti statunitensi a diversificare nel mercato europeo e quale miglior investimento sulla carta se non quello nella Borsa della principale economia del continente in un periodo in cui l’onnipotente Bce ha avviato un programma massiccio di Quantitative Easing.
Il Pil è cresciuto meno di quello degli Usa dal 2014 (1,2-1,6% su base annuale dalla seconda metà dell’anno scorso al primo semestre 2015) ma l’azionario ha corso molto da ottobre 2014. Gli investitori americani che si sono arricchiti grazie al QE della Fed hanno scommesso sul miracolo azionario tedesco che ha continuato a salire di prezzo mentre i bond offrivano rendimenti sempre meno convenienti.
Il risultato è stato che il Dax è salito del 48% e i tassi sui Bund decennali hanno sfiorato lo zero. Ma il 9 aprile la fase rialzista del mercato azionario è arrivata al capolinea. Deutsche Bank, Volkswagen, Daimler, Siemens, E.ON e RWE hanno tutti subito cali pesantissimi ieri.
Il programma di allentamento monetario che prevede 60 miliardi di euro di titoli di Stato acquistati al mese continua a pompare liquidità nei mercati finanziari e il tasso sui depositi è ancora negativo a -0,2%. L’unica cosa che è cambiata dall’anno scorso, quando è iniziato il boom della Borsa di Francoforte è che Draghi non è piu’ onnipotente.
Ora che gli investitori hanno smesso di credere nelle capacità della Bce di sostenere i mercati il piano di Draghi rischia, come successo anche in Giappone, di rivelarsi un flop colossale.
(DaC)