PECHINO (WSI) – Ormai nel maggiore mercato del continente asiatico i valori sono completamente artificiali. L’impatto delle mosse delle autorità sono evidenti, ma inefficaci.
Tanto è vero che la Borsa di Shanghai, nonostante le ultime sedute nel complesso positive, sta progressivamente scivolando, ricalcando la fase ribassista del 2007-2008 (vedi grafico a fianco).
Lo yuan si è svalutato per il quarto giorno di fila mentre la Cina ha ricominciato a iniettare denaro nei mercati per sostenere i listini azionari. Per l’esattezza sono 80 miliardi gli yuan immessi nel sistema finanziario con operazioni pronti contro termine a 14 giorni.
I dati sulla produzione di acciaio, che dopo aver toccato il picco è vista scendere a 810 milioni di tonnellate nel 2015, hanno influito in negativo su alcune materie prime. I metalli industriali hanno accusato il colpo.
In un contesto del genere è naturale che il rischio di default in Cina, la cui economia ha perso lo slancio cui aveva abitutato negli anni passati, sta aumentando progressivamente.
I Credit default swap cinesi, i contratti Cds per assicurarsi contro un eventuale default del debito sovrano, sono risaliti ai massimi dal 2013, sopra quota 118.
(DaC)