NEW YORK (WSI) – La recente bufera che ha colpito la Volkswagen in merito allo scandalo emissioni potrebbe rivelarsi una minaccia per la stabilità dell’economia tedesca, scatenando un’onda deflativa gigantesca.
Il caso rischia di avere ripercussioni piu’ gravi della famigerata crisi del debito greco. Come ha sottolineato Carsten Brzeski, capo economista dell’istituto di ricerca Ing: “Tutto d’un tratto, Volkswagen è diventato un rischio di perdite più grande per l’economia tedesca rispetto alla crisi del debito greco”.
Il problema che si trovano a dover affrontare le case automobilistiche statunitensi riguardante le scorte in eccesso e i modelli rimasti invenduti non è niente in confronto all’onda cataclismica deflazionistica in termini di prezzi (unita alla scarsa domanda per i materiali di base) con cui deve fare i conti Volkswagen. Le scorte e di riflesso l’offerta sono su livelli record (vedi grafico a fianco).
La casa di Wolfsburg rappresenta oggi una delle più grandi società automobilistiche tedesche e di conseguenza uno dei maggiori datori di lavoro del paese, con più di 270.000 occupati nel paese e altrettanti all’estero. Lo scandalo ha sollevato così timori di importanti su eventuali tagli ai posti di lavoro.
A questi numeri si aggiungono le immatricolazioni: basti pensare che Volkswagen ha venduto quasi 600.000 vetture solo negli Stati Uniti lo scorso anno, circa il 6 per cento dei suoi 9,5 milioni di vendite globali. Il settore dell’export infatti è uno di maggior successo della Germania. Ne risentirà? E’ molto probabile.
La preoccupazione maggiore per il governo tedesco è che le altre case automobilistiche come Daimler e BMW subiscano le conseguenze della catastrofe di Volkswagen, nonostante queste non siano coinvolte.
Vincente Franco di ICCT, l’autore dei test che hanno inchiodato i modelli Volkswagen truccati – i valori delle cui emissioni non hanno passato i test su strada – ha fatto sapere che in Europa i requisiti sono poco stringenti e che i parametri risultano alti per 11 modelli di sei case diverse.
Il ministro dei Trasporti tedesco cerca di porre rimedio al problema annunciando che verranno condotti test “a campione” sulle emissioni di veicoli prodotti da case automobilistiche diverse da Volkswasgen. Un modello di SUV di BMW, l’X3 xDrive 20d, non ha passato i test su strada, con le emissioni di ossido d’azoto che sono risultate ben 11 volte superiori ai limiti Euro 6.
Seat, la casa automobilistica spagnola filiale del gruppo Volkswagen, per esempio, ha montato piu’ di mezzo milione di motori Volkswagen truccati su auto prodotte dal 2009. Secondo “El Pais” la casa automobilistica spagnola ha assicurato che “tutte le nuove auto vendute da Seat nell’Ue equipaggiate con motori Euro 6 soddisfano, senza eccezione, le norme legali e ambientali”. Le norme Euro6 sono entrate in vigore dal primo settembre.
Tuttavia gli analisti sono divisi tra chi afferma che lo scandalo avrà conseguenze pesanti sull’industria automobilistica tedesca e di riflesso inevitabilmente sull’economia numero uno in Europa e chi invece, come il capo economista di Commerzbank Joerg Kraemer, afferma che “non vi sarà una recessione a causa di una singola azienda”.
Intanto Fitch si è detta pronta a declassare il rating di Volkswagen. La decisione di mettere la società in credit watch negativo riflette i danni sei recati dalla manipolazione dei test sulle emissioni diesel.
Ovviamente una decisione potrà essere presa solo una volta che sarà piu’ chiaro l’impatto dello scandalo sul piano dei costi e delle vendite di auto. La reputazione e l’immagine davanti a autorità e consumatori ne uscirà compromessa, secondo l’agenzia di rating, che stima diversi miliardi di perdite nei prossimi due anni.
(DaC)