MILANO (WSI) – Un’altra seduta nervosa per le Borse europee, preoccupate da un rallentamento dell’economia cinese e dagli sbalzi di prezzo nel settore delle materie prime. Dopo un avvio decisamente sottotono, il Ftse MIB chiude con un ribasso moderato dello 0,27% a 20.726,75 punti.
Un aiuto arriva dal fronte macro. La fiducia economica nell’area euro è balzata ai massimi da 4 anni a settembre, mentre Bankitalia ha fatto sapere di condividere le previsioni del governo sul Pil.
Anche gli altri listini europei ora sono risaliti dai minimi di seduta che aveva portato gli indici principali a sfiorare i livelli di fine agosto, quando i mercati sono stati tramortiti dalle turbolenze in Cina, culminate in un Black Monday.
Intanto si arresta il calo di Glencore. Il gruppo anglo australiano operativo nelle attività di trading di commodities è in piena crisi, ma in una nota Citigroup consiglia al team manageriale di acquistare il gruppo e toglierlo dalle contrattazioni di Borsa. Le perdite subite a causa dei minori ricavi provenienti dal trading di materie prime potranno essere compensate con la vendita di asset, secondo gli analisti della banca.
Il rafforzamento del dollaro nel frattempo punisce gli esportatori asiatici, giapponesi in particolare, con lo yen che si è riportato sotto quota 120 nei confronti del biglietto verde.
In Asia Tokyo cede il 4% scendendo sottoi livelli minimi toccati durante il famigerato Black Monday. L’indice di volatilità Vix ha fatto un altro balzo, salendo sopra quota 33.
L’azionario australiano è anch’esso in caduta libera, colpito dalla pioggia di vendite abbattutasi sul settore minerario.
Hong Kong accusa un calo del 3% circa e Shanghai del 2%. I mercati sono scivolati ai minimi di tre anni mezzo, penalizzati dalle paure di un rallentamento della Cina e delle altre economie in via di Sviluppo.
Il colosso anglo australiano Glencore continua a depauperare il valore in mano agli azionisti. Ormai quasi nove decimi se ne sono andati dall’Ipo di quattro anni fa. Si teme un crac delle finanze dovuto a un ulteriore calo delle materie prime.
Goldman Sachs ha detto che basterebbe un ribasso del 5% del valore delle commodities per far perdere il giudizio di investment grade al gruppo. In quel caso il fallimento sarebbe assicurato e vista l’importanza che il desk di trading di Glencore ha per il commercio di materie prime sui mercati, si rischia un effetto domino e una spirale recessiva deflativa.
Sul valutario dollaro sotto pressione contro le principali concorrenti. L’euro sale a 1,1270 sul biglietto verde, e scivola dello 0,08% a 1,0938 sul franco svizzero. Sulla sterlina il rapporto è ora di 0,7430 (per un rialzo dello 0,23%) mentre il dollaro scende rispetto allo yen a 119,68 (-0,26%).
In ambito di materie prime, i futures sul petrolio Wti avanzano dello 0,11% a 44,50 dollari al barile: I contratti sul Brent londinese guadagnano lo 0,57% a 47,6 dollari al barile. L’oro fa -0,42% a 1.127,15 dollari l’oncia. In flessione anche i prezzi dell’argento (-0,3% a 14,56 dollari).
(DaC)