MILANO (WSI) – Il rapporto occupazionale Usa scuote i mercati in negativo, ma Piazza Affari trova la forza per riprendere la corsa partita in mattinata. Gli Stati Uniti hanno creeato 60 mila posti di lavoro meno delle attese in settembre. Hanno deluso anche i salari orari e il tasso di partecipazione alla forza lavoro, tornato ai livelli degli Anni 70. Il mercato del lavoro americano e l’economia numero uno al mondo si stanno indebolendo negli ultimi mesi. La sola notizia positiva per l’azionario è che non è certo il momento di alzare i tassi. Per questo la Fed aspetterà il 2016.
Le Borse d’Europa, Milano compresa, scendono ai minimi di seduta nel primo pomeriggio, vedendo pressoché azzerati i rialzi della prima parte di seduta. Ma poi con un bello sprint il Ftse MIB ha recuperato terreno e riesce a mettere da parte il nervosismo. Gli investitori hanno cambiato improvvisamente posizioni due volte in seduta. Dopo aver conosciuto l’esito del rapporto occupazionale degli Stati Uniti e in un secondo momento una volta digeriti i dati e capito che un rialzo dei tassi della Fed non si materializzerà probabilmente piu’ quest’anno.
Favorito dall’accelerazione di Fiat Chrysler e dalla performance positiva delle banche, il Ftse MIB tiene meglio di altri mercati e fa +1,39% a 1.395,29 punti. L’Eurostoxx 50 di riferimento guadagna lo 0,61%.
Saipem chiude in testa forte di un progresso del 6,77%. Banco Popolare corre dopo che il gruppo ha ceduto i crediti in sofferenza. Unicredit, Intesa e MPS (+4,14%) vengono favorite dalle indiscrezioni da fanta mercato del Sole 24 Ore secondo cui alcune banche d’affari starebbero studiando dossier per una eventuale fusione tra i tre pilastri della finanza made in Italy. In controtendenza Telecom ,maglia nera con un ribasso di piu’ del 3%. Vivendi vuole aumentare la propria partecipazione nel gruppo tlc al 19%.
Intanto è proseguito il calo dei prezzi della produzione industriale nell’area euro: in agosto registrato un -0,8% dal mese precedente. L’attività manifatturiera globale continua a accusare rallentamenti della crescita. Era da piu’ di due anni che i tassi di espansione non erano cosi’ contenuti. Il PMI manifatturiero stilato da Markit e JP Morgan è sceso a 50,6 in settembre, sotto il livello di 50,7 di agosto e ai minimi da luglio 2013. Per il suo sondaggio, JP Morgan ha sondato piu’ di 10 mila società in 30 paesi diversi.
Sempre in ambito macro, si segnalano i dati positivi delle immatricolazioni, su cui non si è fatto sentire l’effetto negativo dello scandalo Volkswagen. Intanto i mercati in via di Sviluppo hanno dovuto fare i conti con una fuga di capitali.
In Asia in generale si registrano progressi limitati per le principali Borse della regione, mentre Tokyo ha vissuto una seduta interlocutoria, con il Nikkei che ha chiuso piatto a +0,02%.
Shanghai è rimasta chiusa per festività . Da parte sua Hong Kong ha guadagnato terreno, anche se come riporta il Financial Times la fuga dei capitali dai mercati emergenti incomincia a farsi setntire. La paura di un rallentamento dell’economia cinese e le prospettive di una imminente stretta monetaria negli Stati Uniti, ha portato flussi negativi per la prima volta dalla crisi del 1998. Si tratta di ben 540 miliardi di dollari.
Sugli altri mercati, in ambito di reddito fisso lo spread tra Btp e Bund decennali si restringe a 113 punti base.
Sul valutario, l’euro si rafforza sfiorando 1,13 dollari (+1,88% a quota 1,1293). Rispetto al franco la moneta unica cede lo 0,18% a 1,0921, sulla sterlina sale dello 0,45% a 0,7432. Dollaro yen -0,66% in area 119,14.
Tra le materie prime, petrolio in salita in scia al caos scoppiato in Siria. I futures Wti scambiano a quota 45,25 dollari al barile dai 44,70 della chiusura newyorchese di ieri (+1,24%). Il futures Brent guadagnano lo 0,29% a 47,83 dollari al barile. Oro e argento (+3%) schizzano al rialzo dopo il report occupazionale deludente.
(DaC)