NEW YORK (WSI) – L’Ocse scende in campo per per contrastare l’evasione fiscale internazionale delle multinazionali che stima in danni per il fisco compresi ogni anno tra i 100 e i 240 miliardi. E lo fa attraverso un piano composto da 15 azioni che si concentra su tre obiettivi principali: assicurare la coerenza delle norme nazionali applicabili alle attività transnazionali; rafforzare i criteri di sostanza degli standard internazionali, in modo che il luogo di tassazione sia quello in cui le attività economiche si svolgono e creano valore; aumentare i livelli di trasparenza e di sicurezza offerti alle imprese e alle amministrazioni fiscali.
Le varie misure di riforma, presentate oggi, saranno discusse in occasione della riunione dei ministri delle finanze dei paesi del G20, che si terra’ l’8 ottobre a Lima.
Va ricordato che è già da tempo che le multinazionali sono nel mirino del Fisco europeo perché pagherebbero “troppo poche tasse”. Per qualcuno si tratta di vera e propria evasione. Al di là della definizione, quello che le aziende mettono in atto è una “pianificazione fiscale aggressiva”, che consiste nello sfruttare ogni possibile regola e cavillo per versare il meno possibile, restando nei limiti imposti dalla legge.
Il programma – frutto di uno studio che va avanti da due anni – si basa su un principio chiave: la tassazione per le attività che hanno una presenza economica significativa anche se non fisica.
Tra le azioni proposte dall’Ocse la maggior “trasparenza” attraverso l’introduzione di una documentazione dettagliata per ciascun paese in modo da ridurre le pratiche di transfer pricing. In pratica, si tratterebbe di rendere obbligatorio per le multinazionali con volume d’affari a livello consolidato superiore ai 750 milioni di documentare attività, ricavi e imposte versate alle amministrazioni finanziarie dei diversi Paesi in cui operano.
(MT)