NEW YORK (WSI) – Gli USA non garantiscono privacy dei dati. A deciderlo la Corte Europea dopo la denuncia presentata dal cittadino austriaco Max Scherms.
Colpo basso per Facebook a cui d’ora in poi i paesi dell’Unione Europea potranno vietare di conservare i dati dei suoi iscritti negli Stati Uniti d’America. A deciderlo la Corte Ue che ha dichiarato invalida la decisione della Commissione del 2000 secondo cui gli USA garantiscono un adeguato livello di protezione dei dati personali.
Tutto è partito dalla denuncia presentata da un cittadino austriaco, Max Schrems, sull’operato di Facebook che raccoglie su un server in Irlanda i dati degli utenti europei e da lì li trasferisce negli Usa.
Per la Corte UE “il regime americano dell’approdo sicuro rende così possibili ingerenze da parte delle autorità pubbliche americane nei diritti fondamentali delle persone”. Il sistema americano per la Corte “autorizza in maniera generalizzata” – si legge nella sentenza – “la conservazione di tutti i dati personali di tutte le persone i cui dati sono trasferiti dall’Unione verso gli Stati Uniti senza che sia operata alcuna differenziazione, limitazione o eccezione in funzione dell’obiettivo perseguito e senza che siano fissati criteri oggettivi intesi a circoscrivere l’accesso delle autorità pubbliche ai dati e la loro successiva utilizzazione”.
In sostanza il giudice di Lussemburgo è al corrente che le esigenze della sicurezza nazionale Usa “prevalgono sul regime dell’approdo sicuro” a cui sono sottoposti i dati privati dei cittadini europei trasferiti negli Usa “cosicché le imprese americane sono tenute a disapplicare, senza limiti, le norme di tutela previste”.
La regolamentazione a stelle e strisce consente quindi alle “autorità pubbliche di accedere in maniera generalizzata al contenuto di comunicazioni elettroniche deve essere considerata lesiva del contenuto essenziale del diritto fondamentale al rispetto della vita privata”.
Nel 2000 la Commissione UE aveva avuto modo di stabilire che gli Usa garantivano un adeguato livello di tutela della privacy, privando così le autorità nazionali di controllo dei loro poteri. Ora invece spetta all’autorità irlandese controllare ed esaminare la denuncia presentata dal cittadino austriaco che si è rivolto a quest’ultima “con tutta la diligenza necessaria e che a essa spetta, al termine della sua indagine, decidere se, in forza della direttiva, occorre sospendere il trasferimento dei dati degli iscritti europei a Facebook verso gli Stati Uniti perché tale paese non offre un livello di protezione dei dati personali adeguato”.
(Aca)