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Wall Street chiude piatta. Deludono utili Morgan Stanley

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NEW YORK (WSI) – Chiusura poco mossa per la Borsa Usa con gli gli investitori che, ancora una volta, guardano alla Cina, così come il resto dell’azionario globale. Nel finale, il Dow segna +0,09% a 17.231 punti, il Nasdaq guadagna lo 0,37% a 4.905 punti, mentre lo S&P 500 segna 0,04% a 2.034 punti.

Pesa la pubblicazione del dato sul Pil cinese, che ha segnato un rialzo +6,9%, al minimo dal 2009, ovvero dai tempi della crisi finanziaria globale. Il rallentamento era comunque ampiamente scontato dai mercati, che temevano anzi un risultato peggiore.

Sull’andamento dei mercati pesa anche Morgan Stanley (-5%) e’ oggetto di sell-off. Ultima tra le grandi banche americane a pubblicare i risultati, l’azienda ha registrato utili e ricavi in calo.

Sul fronte societario, PMC-Sierra è oggetto di avance da parte di Microsemi Corp , disposto a mettere sul piatto 11,5 dollari per azione per comprare il produttore di microprocessori che ha gia’ un accordo per essere acquisito da Skyworks Solutions (che ha offerto 10,5 dollari per azione).

Negli Usa, gli investitori continuano ad aspettarsi che la Federal Reserve aspetti fino al 2016 prima di iniziare ad alzare i tassi di interesse per la prima volta dal 2006. Nell’Eurozona intanto cresce l’attesa per un ampliamento del piano di acquisto di bond lanciato a marzo. Un quadro monetario accomodante sul piano globale incoraggia l’assunzione di rischi ma allo stesso tempo tiene a freno i rendimenti dei Treasury, i piu’ attraenti. Il decennale vede rendimenti, che si muovono inversamente ai prezzi, salire al 2,0281% dal 2,026% di venerdi’ scorso. Il titolo a tre mesi viaggia allo 0,0102%.

Sul valutario, euro -0,04% a $1,1344. Dollaro/yen -0,05% a JPY 119,38. Euro/yen -0,11% a JPY 135,43, euro sterlina -0,17% a GBP 0,7338. Euro/franco svizzero -0,06% a CHF 1,0823.

Appuntamenti cruciali della settimana saranno il meeting dell’Opec a Vienna, a cui parteciperanno altri grandi produttori di petrolio, come la Russia. Al vaglio la proposta del Venezuela, che chiede di tornare a un regime di tagli dell’offerta, al fine di permettere al barile di rimanere sopra la soglia di $70 al barile. La decisione dell’Arabia Saudita di mantenere la produzione invariata ha avuto infatti consegnuenze negative sul paese, le cui entrate sono dipendenti per lo più dai ricavi ottenuti con la vendita del greggio.

A tal proposito, i futures sul petrolio hanno guadagnato terreno durante le contrattazioni sui mercati asiatici, dopo quattro sedute consecutive di ribassi, per poi tornare a fare dietrofront e scivolare con -2,54% a $46,65 al barile. Brent -1,57% a $49,67. Oro -0,41% a $1.172,45.

(Lna-Mt)