ROMA (WSI) – Gli iscritti ai fondi pensione risultano 6.760.321 a marzo del 2015. Il tasso di adesione medio è del 29,4%. Ma secondo il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, “questo dato va letto in maniera articolata, infatti esso è del 33,6% tra i dipendenti del settore privato, del 33,5% tra i lavoratori autonomi e solo del 5,2% tra i dipendenti del settore pubblico. Le Casse contano 1.695.447 iscritti”.
Parlando in occasione del convegno “Dalla previdenza all’economia reale” promosso da Ares e Prometeia, Baretta ha sottolineato che “questi dati ci dicono che molta strada è stata percorsa, ma anche che, a fronte delle nuove sfide e dei nuovi compiti che attendo i fondi e le casse, si rende necessario un ulteriore salto di qualità nel già buon livello professionale della loro gestione finanziaria”.
“Auspichiamo – ha continuato Baretta – che si avvii un processo di concentrazione di fondi e casse (innalzando, ad esempio, la soglia minima di aderenti per essere autorizzati) e che si promuova, anche col contributo del governo, una nuova campagna istituzionale per far crescere le adesioni ancora troppo limitate”.
Al 31.12.2014 risultano (dati Covip) essere attive 496 forme pensionistiche complementari, ricomprendendo sotto questa dizione i Fondi negoziali, quelli preesistenti, quelli aperti, i Pip. Questo dato segnala una notevole riduzione del numero, rispetto alle 719 forme presenti nel 2000. In particolare decrescono i Fondi preesistenti e quelli aperti. Le Casse professionali di previdenza risultano (a fine 2013) essere 23.
Secondo Baretta gli investitori istituzionali, i fondi pensione e le casse di previdenza devono “riallocare nella loro autonomia le loro risorse verso quegli investimenti capaci da un lato di generare la crescita del nostro sistema produttivo e dall’altro di favorire i loro iscritti in quanto beneficiari di un bonus fiscale che abbassa in maniera consistente la tassazione sui risultati di gestione”.
“Se l’obiettivo finale deve essere quello di allinearsi all’asset allocation internazionale dei Fondi, un traguardo intermedio, da realizzare già nel 2016, può credibilmente essere quello di riallocare in questo tipo di investimenti, almeno il 10% delle risorse di Fondi e Casse”.
Il “mercato” deve essere tuttavia pronto e propositivo. Tocca ai gestori professionali mettere in campo tutti gli “strumenti di investimento necessari a rispondere ai requisiti del decreto del 19 giugno 2015, in modo da poter consentire agli investitori di poter esercitare la loro libera scelta”.
Insomma: “Governo, investitori istituzionali e gestori hanno, dunque un nuovo e fertile terreno di collaborazione a favore della crescita economica del Paese. Cogliamo fino in fondo questa opportunità”. (ACA)