ROMA (WSI) – La proposta della cinese Nit Holding di Hong Kong “era una patacca”. Così gli ex commissari della Popolare di Spoleto Gianluca Brancadoro, Giovanni Boccolini e Nicola Stabile, scrivono in merito alla vicenda giudiziaria dell’istituto di credito umbro messo in commissariamento e successivamente venduto a Banco Desio l’anno scorso.
Tutte e tre gli ex commissari sono indagati dalla Procura di Spoleto insieme al Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, per corruzione e truffa.
Tutto nasce con una inchiesta nata dopo l’esposto che è stato firmato dal Presidente di ASpoCredit, Carlo Ugolini, associazione che riunisce una parte degli ex-soci della Spoleto Credito e Servizi e della Banca Popolare. La parte che si dice lesa da Visco e i commissari parla di un danno economico subito dal commissariamento e vendita dell’istituti a Banco Desio.
In merito alla cessione, secondo ASpoCredit i commissari avrebbero ignorato l’offerta di acquisto della banca che venne proposta dalla Nit Holding di Honk Kong, tramite la fiduciaria italiana Nit Italia.
Con una nota pubblicata, la procura di Spoleto indica l’iscrizione di Visco nel registro degli indagati “perché frutto di un’ipotesi investigativa proposta da privati tutta da verificare e valutare e che sono in corso ulteriori accertamenti che si ritiene di poter condurre rapidamente, anche con la collaborazione degli uffici della Banca d’Italia”.
Nella ricostruzione dei fatti dinanzi alla Procura, un articolo del Corriere della Sera segnala che i tre ex commissari hanno indicato come causa della crisi e del commissariamento successivo della Popolare di Spoleto le perdite rilevanti che si sono verificate nella gestione dell’istituto; da qui, la necessità di un aumento di capitale non inferiore a 130 milioni di euro e la ricerca di un nuovo socio che potesse sviluppare un efficiente piano industriale.
“La selezione degli offerenti” – scrivono gli ex commissari – “e delle successive offerte competitive si è svolta con il supporto di Lazard quale advisor finanziario di standing internazionale”. Advisor che avrebbe valutato tutti i requisiti sussistenti per la presentazione delle offerte e la conformità al piano industriale.
E sull’offerta cinese della Nit Holding di Hong Kong, i commissari la liquidano come “una patacca”.
“La documentazione offerta da tale società che avrebbe dovuto attestare la solidità economica, è risultata del tutto inattendibile”.
La Bps “deve tornare ai legittimi proprietari, in Umbria” –così tuona l’ex presidente Giovannino Antonini che continua – “è una banca nata 120 anni fa. In essa ci sono i soldi dei nostri genitori e dei nostri nonni. I 21mila soci devono quindi tornare proprietari dei loro investimenti. La Banca ci è stata tolta in un modo inqualificabile e ora aspettiamo la giustizia che sta controllando tutto”. (ACA)