ROMA (WSI) – Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha firmato il disegno di legge di Stabilità che passa così al Senato per iniziare in via ufficiale l’iter di adozione definitiva, ma già si annuncia battaglia soprattutto dalle Regioni.
Sul banco degli imputati i tagli, da una parte quelli alle tasse (troppo pochi) e dall’altro i tagli alle spese.
Così la tanto annunciata riduzione delle tasse prevista dal premier Renzi varrà solo 4,3 miliardi euro, aumentando il deficit di 14,5 miliardi. Tenendo conto delle entrate che aumentano, l’intervento sulle tasse al lordo varrà 23 miliardi.
Buona parte dei tagli, come riporta Repubblica, è dovuta al congelamento delle clausole di salvaguardia come Iva, accise e taglio delle detrazioni.
Come si legge nella relazione tecnica alla manovra, la legge di stabilità ha sterilizzato nel 2016 16,8 miliardi di clausole di salvaguardia tra Iva e accise, ma lascia comunque “in eredità” per il 2017 15,1 miliardi di altrettanti aumenti, seguiti nel 2018 e nel 2019 da ulteriori rincari pari a 19,5 miliardi.
Per quanto riguarda i tagli alle spese, secondo le tabelle allegate al disegno di legge sulla Stabilità 2016, al lordo i tagli ammontano a 8,3 miliardi di euro ma essendoci interventi come il pacchetto Welfare, il piano povertà e gli investimenti dei comuni e i contratti del pubblico impiego, scende a 3,4 miliardi.
Guardando ai portafogli dei contribuenti, regioni e il settore sanità, i tagli sono in questo caso pari davvero a 8,3 miliardi di euro, come i tagli ai ministeri (per 2.8 miliardi), al fondo sanitario nazionale (1,7 miliardi), ai bilanci delle regioni (1,8 miliardi), mini spending review sui beni e servizi (163 miliardi).
Intanto le regioni promettono battaglia e in seguito alle dimissioni di Sergio Chiamparino dalla Conferenza Stato-Regioni, il governatore del Veneto Luca Zaia afferma: “Non intendo scaricare sui veneti il problema che ci crea Roma, quindi si sappia sin d’ora che impugneremo la Legge di Stabilità”. (ACA)