ROMA (WSI) – Tiene ancora banco la vicenda dei funzionari dell’Agenzia delle entrate dichiarati illegittimi dopo una sentenza della Corte Costituzionale che ha puntato il dito contro le loro promozioni arrivate non per concorso pubblico ma per procedure interne. Circa 800 i dirigenti dell’Agenzia guidata da Rossella Orlandi che sono stati revocati dalla stessa Orlandi il giorno della pubblicazione della sentenza della Consulta.
E ora la metà di essi promette battaglia citando in giudizio innanzi al tribunale civile di Roma proprio il numero uno delle Entrate ma anche il Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi. Se Orlandi ha firmato le lettere di revoca dei dirigenti coinvolti, il premier Renzi viene accusato di non aver dato attuazione nel nostro paese alla normativa di rango europeo che pone il divieto per i contratti a tempo di avere durata superiore a 3 anni.
Gli 800 funzionari dell’Agenzia delle entrate che hanno subito la retrocessione avevano un contratto a termine che è stato rinnovato o prorogato anche per periodi superiori a 10 anni. Da qui la richiesta degli ex funzionari per la loro stabilizzazione, un po’ come è avvenuto già per i famosi precari della scuola che hanno visto riconosciuto dalla Corte di giustizia europea il diritto ad essere assunti con almeno 3 anni di servizio.
Citando in giudizio il Premier e Orlandi, la richiesta principale degli ex funzionari è proprio quella che venga riconosciuto il loro status di dirigente per di più a tempo indeterminato. Una richiesta a cui viene allegata anche quella di risarcimento dei danni arrecati in seguito alla pronuncia della Corte Costituzionale.
La loro retrocessione è costata metà dello stipendio che è passato dai 4mila euro mensili precedenti agli attuali 1700 euro. In caso di vittoria si stima una cifra da sborsare di circa 60 milioni di euro.
Esplode intanto la polemica Zanetti-Orlandi:
“Se continua ad esternare il suo malessere e a dire che l’Agenzia muore, le dimissioni diventano inevitabili”, ha commentato in una intervista rilasciata a La Repubblica Enrico Zanetti, segretario di Scelta Civica e sottosegretario all’Economia, riferendosi al numero uno dell’Agenzia delle Entrate.
“Le parole della Orlandi, sempre che non le smentisca o le ridimensioni, sono incompatibili con qualsiasi ipotesi di leale collaborazione col governo che l`ha nominata”.
“Il direttore dell`Agenzia delle Entrate non è il ministro delle Finanze. La politica fiscale la fa il governo. L`Agenzia deve fare i controlli, non decidere quali. È una voce che ascoltiamo, per carità. Ma non sempre condividiamo. E quando si sceglie una linea, il direttore si adegua ed esegue. Zitti e pedalare.
Altrimenti è libero di andare da un`altra parte”, ha concluso. (ACA)