ROMA (WSI) – Tensione alle stelle tra Italia e Libia dopo la profanazione del cimitero cattolico italiano a Tripoli, successiva alle accuse di Tobruk, secondo cui Roma avrebbe violato le acque territoriali libiche con le sue “navi da guerra”. La Farnesina ha condannato la profanazione del cimitero come atto “vile e barbaro”.
Tutto è iniziato nella giornata di sabato, quando il governo libico ha affermato che “tre navi da guerra italiane sono arrivate nei pressi delle coste di Bengasi, a Daryana”, circa 55 chilometri a est della città, spostandosi poi verso Derna. Il governo libico ha promesso che “non esiterà a ricorrere a tutti i mezzi che gli consentano di proteggere le sue frontiere e la sua sovranità territoriale”.
Da Roma sono arrivate prontamente le smentite: “La notizia è falsa” e “Tutte le navi militari italiane presenti nel Mediterraneo operano in acque internazionali rispettando i limiti stabiliti dai trattati”, ha reso noto il Ministero della Difesa.
Immediata la reazione di Tobruk, con fonti libiche che hanno spiegato che “la violazione è stata tracciata e verificata anche dai nostri caccia”, che hanno effettuato voli di ricognizioni, sabato sera, al fine di “monitorare i movimenti delle tre navi” fino al momento in cui, “dopo aver ricevuto un avvertimento, non sono tornate nelle acque internazionali”. E ancora, dalla Libia si è parlato dell’ “ingresso delle navi italiane come di un atto contrario a tutti gli accordi internazionali ratificati dall’Onu”.
Sono immagini che si commentano da sole per la loro inciviltà e che completano il quadro tragico della situazione in Libia”, ha detto, in un’intervista rilasciata all’Ansa, la presidente dell’Airl (Associazione Italiana Rimpatriati dalla Libia), Giovanna Ortu.
Continuando, Ortu ha affermato che “la preoccupazione per i vivi libici in pericolo a causa della lunga guerra fratricida che ha dato spazio a presenze inquietanti prevale sull’accorata preghiera per i nostri cari defunti”. Secondo le ultime informazioni disponibili, nel cimitero cattolico di Tripoli riposano i resti di circa 8000 italiani. (Lna)