15:09 venerdì 30 Ottobre 2015

È tempo di prodotti a volatilità controllata

di Daniel Settembre

Non solo Volkswagen: anche la situazione cinese, e quella dei Paesi emergenti più in generale, stanno mettendo a dura prova i mercati finanziari. Se nel lungo periodo il trend positivo non sembra intaccato, nel breve e medio termine si impone la necessità di controllare l’alta volatilità che ancora domina i mercati. La soluzione ideale, secondo Emanuele Bellingeri, responsabile per l’Italia di iShares, è l’utilizzo proprio di prodotti a volatilità controllata.

Dott. Bellingeri, vari fattori incidono sull’attuale volatilità. Come emittente di Etf, quali soluzioni d’investimento offrite di fronte a questa incertezza sui mercati finanziari?

Negli ultimi mesi abbiamo effettivamente assistito ad un aumento della volatilità, soprattutto in estate, per quanto successo in Grecia, in Cina e poi anche situazioni più recenti, come la vicenda che ha interessato il gruppo Volkswagen. Questo ha causato una elevata dinamicità nell’asset allocation, e quindi maggiori movimenti nei portafogli d’investimento. E, allo stesso tempo, la necessità di utilizzare dei prodotti come gli Etf, che permettono, grazie alla loro liquidità, la possibilità di spostarsi velocemente da un mercato all’altro. Quello che abbiamo registrato da parte degli investitori nelle ultime settimane, soprattutto americani, è stato un ritorno verso il mercato azionario domestico – in questo caso statunitense. Così come in Europa abbiamo assistito a una preferenza all’azionario dell’area euro da parte degli investitori del Vecchio Continente. Insomma, stiamo registrando una preferenza generale sui mercati azionari.

Quindi?

Quello che noi consigliamo in questi casi è quello di adottare un approccio conservativo. Di investire, cioè, sull’azionario, ma facendolo tramite dei prodotti a volatilità controllata, in particolare con indici minimum volatility, che permettono di ottenere delle performance in linea, e a volte anche superiori, rispetto agli indici tradizionali. In particolare nel 2015 stiamo assistendo ad una “overperformance” sui mercati sviluppati anche del 4-5% rispetto agli indici tradizionali.

Qual è il bilancio di questo 2015 per iShares e quali le novità in serbo per i prossimi mesi?

Il bilancio per il mercato degli Etf, ancora una volta, è positivo. A fine settembre a livello aggregato i flussi netti sono stati pari a 320 miliardi di dollari, grazie anche ai 28 miliardi di settembre. Con ogni probabilità chiuderemo l’anno con flussi record, quindi miglior anno di sempre, per quanto riguarda il mercato degli Etf. iShares ne sta beneficiando in maniera consistente. Quello che ci aspettiamo nei prossimi mesi è un utilizzo maggiore, oltre agli indici tradizionali, di strategie “smart beta” che permettono di prendere esposizioni sui mercati, adottando delle metodologie un po’ diverse rispetto a quelle tradizionali.

La tecnologia è alla base del modello di business di iShares. Quanto conta per raggiungere una maggior trasparenza e un abbassamento dei costi dei vostri servizi?

La tecnologia la vediamo come un tool a disposizione degli advisor tradizionali che permette di rendere l’esperienza di investimento da parte dei privati più semplice, più comprensibile e più trasparente. Per quanto riguarda i costi, non necessariamente una trasparenza sugli stessi porta a un margine ridotto della redditività di un’azienda.

Avete recentemente stretto un accordo con Invest Banca relativo ai servizi di gestione patrimoniale online della banca. Pensate quindi che il nuovo fenomeno robo advisor sia un’opportunità più che una minaccia per l’intera industria del risparmio gestito?

È sicuramente un’opportunità per tutti i player in gioco. In primo luogo per gli investitori privati, che hanno una scelta in più. Non si tratta di decidere se sia meglio un consulente “fisico” o quello “digitale”, in realtà sono complementari tra loro. È quello che anche noi andremo a offrire con Invest Banca: un servizio complementare che permette al consulente di offrire un servizio migliore. D’altra parte è anche giusto che per la fetta più qualificata e più evoluta degli investitori siano disponibili dei servizi online diretti alla clientela, quindi senza intermediazione.

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