LONDRA (WSI) – L’aereo russo schiantatosi sul monte Sinai in Egitto non è caduto per via di un’avaria o un errore del pilota, bensì ci sarebbe la mano di un gruppo di terroristi. Secondo il Segretario degli Esteri britannico, Philip Hammond, c’è una possibilità concreta che l’Airbus con 224 persone a bordo sia stato fatto saltare in aria dall’ISIS.
Su queste stesse pagine Wall Street Italia aveva già parlato dell’ipotesi, che circola da un po’ di giorni, che a provocare l’incidente sia stata la deflagrazione di una bomba. La pista dell’attentato è una delle tante che stanno seguono le persone incaricate di indagare sul caso. Ma Londra non può aspettare oltre. Le autorità britanniche hanno così ordinato il rimpatrio dei turisti connazionali.
Le parole di Hammond, che rappresentanto la dichiarazione più forte fatta sin qui da un rappresentante delle élite politiche, rischiano di compromettere la già traballante economia dell’Egitto. Hummond lo riconosce, precisando tuttavia che il Regno Unito ha la responsabilità di mettere al primo posto la sicurezza dei propri cittadini.
I politici in Russia, invece, non la bevono e accusano le autorità britanniche di aver sospeso i voli diretti in Egitto con l’obiettivo di mettere pressioni sul Cremlino perché cambi la sua politica di interventismo in Siria.
La situazione di crisi permane e non sono stati ancora trovati i responsabili. La compagnia aerea chiaramente da parte sua nega che si possa essere trattato di un guasto. La vicenda in tutti i modi è destinata a minacciare ulteriormente gli instabili equilibri nella regione mediorientale e nordafricana, dove prosegue l’avanzata dello Stato Islamico. L’obiettivo dichiarato dell’ISIS è creare un califfato islamico jihadista nell’area.
Un gruppo legato all’ISIS ha rivendicato la responsabilità dell’attacco, parlando di un’operazione di rappresaglia contro i bombardamenti aerei lanciati dal leader del Cremlino Vladimir Putin in Siria contro i ribelli anti Assad.
Anche gli Stati Uniti, secondo quanto riportato da diverse testate che però non citano fonti, si sono ormai convinti dell’alta probabilità che un esplositvo sia stato installato dallo Stato Islamico o da un gruppo suo affiliato nel velivolo.