Mps bene in borsa. Ostaggio della Bce e niente dividendi ai piccoli azionisti
ROMA (WSI) – Sessione positiva a Piazza Affari per il titolo Mps (Monte dei Paschi di Siena). Il mercato accoglie con favore la pubblicazione del bilancio, avvenuta venerdì scorso, che ha messo in evidenza un rosso inferiore alle attese nel terzo trimestre.
L’istituto di credito senese ha riportato nei primi nove mesi dell’anno un utile di 84,7 milioni. Riguardo al terzo trimestre – perdita per 109 milioni di euro -, ha pesato l’accordo siglato con Nomura per chiudere il derivato Alexandria.
Confermata la brutta notizia per i piccoli azionisti, con l’annuncio di Fabrizio Viola, amministratore delegato di Mps, arrivato lo scorso venerdì:
Non siamo in grado di distribuire dividendi
Motivo, il divieto della Bce. Sulla possibilità che si torni a ripagarli entro il 2018, Viola ha ammesso: “se lo consentirà la Bce“. Ma “credo che torneremo a pagarli soltanto una volta risolto il tema dei crediti deteriorati”. Insomma, Viola ammette sul ritorno del dividendo per Mps: “ancora non lo vedo sul mio radar”.
Sull’indice Ftse Mib, Mps sale +1,66% a 1,657 euro.
Breaking news
Seduta positiva per le borse europee, grazie anche all’andamento positivo di Wall Street in scia alla riunione della Fed.
La Federal Reserve annuncia un significativo taglio dei tassi di interesse, il primo in quattro anni, con possibili ulteriori riduzioni entro fine anno. I mercati reagiscono positivamente, con forti guadagni per i principali indici statunitensi e un incremento della propensione al rischio che favorisce i titoli tecnologici.
La sterlina britannica ha raggiunto i massimi da marzo 2022 in seguito alla decisione della Banca d’Inghilterra di mantenere invariato il tasso d’interesse al 5%. La valuta si è rafforzata sia contro il dollaro che l’euro, in un contesto di politiche monetarie divergenti tra la BoE e la Federal Reserve americana.
Il comitato di politica monetaria della Banca Centrale della Turchia ha deciso di mantenere invariato il tasso di riferimento al 50%, nonostante l’analisi degli indicatori inflazionistici e la domanda interna in rallentamento.