ROMA (WSI) – Moody’s teme una violenta reazione provocata dalla crisi della Cina. Ormai sono quotidiani gli allarmi sulla Cina e sull’impatto che, in generale, il rallentamento delle economie dei paesi emergenti rischia di avere in tutto il mondo.
Ieri è stata l’Ocse, oggi è l’agenzia di rating. Non lasciano spazio ai dubbi le parole di Marie Diron, vice direttore generale senior della politica del credito presso la società Moody’s.
La debole crescita economica globale non sarà di aiuto per ridurre in modo significativo i debiti dei governi o per permettere alle banche centrali di aumentare i tassi di interesse in modo sostenuto. Le autorità mancano di quei cuscinetti di politiche monetarie e fiscali per proteggere le loro economie da shock potenziali.
Moody’s ora prevede che il Pil dei paesi del G20 cresca in media a un tasso del 2,8% nel periodo compreso tra il 2015 e il 2017, ben al di sotto della media +3,8% dei cinque anni precedenti la crisi finanziaria globale.
La più grande minaccia
Secondo l’agenzia Usa la maggiore minaccia che incombe sulle prospettiva di ripresa mondiale, è che l’economia della Cina rallenti più velocemente di quanto si tema.
In generale, ci sono poi pochi spazi di manovra sia a livello fiscale che monetario, visti i massicci aiuti e stimoli che sono stati adottati dal 2008, e causa anche la pressione per ridurre i deficit di diverse economie.
Insomma, a sette anni dalla crisi che ha sconvolto il mondo intero, Moody’s avverte che la crescita globale rimarrà relativamente debole, e che sarà di conseguenza più difficile risolvere la crisi globale del debito.