Economia

Debiti, default più grande deve ancora scoppiare

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

NEW YORK (WSI) – Guardando alla storia del debito societario Usa ci si può fare un’idea dell’ampiezza della crisi del debito corporate. In particolare per quanto riguarda i titoli ad alto rischio. Gli affari in questo settore sono cresciuti in maniera esponenziale negli ultimi anni. In passato ogni ondata di default ne ha scatenata un’altra sempre più grande. Ma durante l’ultima crisi finanziaria qualcosa è andato diversamente dal solito.

La percentuale di fallimenti di bond “speculativi” è di solito sotto il 5%.  Significa che i bond societari giudicati “non-investment” destinati a fare crac in Usa sono pari a meno del 5% del totale. Tuttavi quando i tassi di default superano quella soglia, per quattro o cinque anni gli Stati Uniti tendono ad attraversare periodi di picco dei fallimenti dei Corporate Bond. È il comportamento classico di un ciclo del credito e fa parte dunque di un’economia capitalista in salute, in cui gli imprenditori hanno accesso ai capitali, prendono i loro rischi e spesso falliscono.

Le serie storiche sono molto chiare a proposito. Nel 1990 la percentuale di default è salita in poco tempo dal 4% a oltre l’8%. Nel 1991 erano già all’11%. A quel punto i tassi hanno iniziato a scendere gradualmente al 6% nel 1992 e al 2,5% l’anno succesivo. Circa $50 miliardi di debiti aziendali hanno fatto default in quel ciclo negativo.

Sei anni dopo, nel 1999, un altro ciclo di default più numerosi e grandi del normale si è materializzato. Dal 5,5% di quell’anno si è passati all’8,7% circa nel 2000 e 2001. Nel 2002 la perentuale è scesa per poi assestarsi su livelli standard nel 2003.

In questo secondo caso preso ad esame, tuttavia, il valore complessivo dei titoli societari falliti è stato pari a quasi dieci volte il ciclo precedente, nell’ordine dei 500 miliardi di dollari. Il ciclo successivo è quello tristemente noto della crisi dei mutui subprime, i cui effetti continuano a sentirsi ancora oggi.

L’innovazione e il boom dei mercati dei CDS, i contratti credit default swap, ha contribuito a questo incremento notevole. I prestiti più rischiosi da allora possono essere finanziati, aumentanto le attività nel mercato dei corporate bond a rischio più elevato.

Debito Usa

(Immagine: Stansberry Research)

Durante la crisi subprime, tuttavia, gli interventi massicci senza precedenti della Federal Reserve hanno impedito maggiori danni e default nel settore. Di conseguenza, migliaia di miliardi di dollari di debito ad alto rischio non ha fatto crac e non è stato svalutato.

Negli ultimi sei anni, questa vittoria contro la bancarotta e il ciclo creditizio ha spinto diversi governi a dichiarare con successo vinta la battaglia, ringraziando gli interventi di politica monetaria accomodante. Ma le droghe monetarie e i piani di salvataggio non sono indice di un sistema capitalista in salute. La mancanza di un ciclo normale di pulizia del credito ‘marcio’ è uno dei fattori per via dei quali la ripresa è molto debole e l’economia resta tuttora appesantita da livelli insostenibili di debito.

Quello che accadrà ora dovrebbe essere evidente a tutti: il ciclo precedente non ha fatto il suo corso naturale, bensì è stato solo temporaneamente messo in ‘pausa’ nel 2009 e questo renderà ancora più ampio l’impatto negativo del prossimo ciclo di default. Rendendolo il più grande domino di default della storia americana. Quando succederà? Secondo i dati storici, sei anni dopo la fine dell’ultima crisi, ovvero proprio adesso.

Fonte: Wolf Street