ROMA (WSI) – Quello delle quattro banche italiane che rischiano la liquidazione, è un caso attentamente monitorato dall’Unione europea. E arriva la dichiarazione di un portavoce dell’Antitrust Ue:
La Commissione europea continua a essere in contatto con le autorità italiane sui piani per intervenire in Banca Marche, Carichieti, Carife ed Etruria.
Dichiarazione secca, che non è stata seguita da alcuna altra precisazione. E che non fa altro che seminare ulteriore sconforto tra i correntisti dei quattro istituti che devono fare i conti anche con i diktat europei. In base alle leggi che disciplinano la concorrenza, la Commissione Ue vuole sincerarsi che l’eventuale utilizzo del denaro del Fondo di Garanzia dei Depositi non coincida con un aiuto di stato. E che in qualsiasi caso non vengano disattese le norme che l’Unione europea ha varato sulla questione degli aiuti di stato.
Fonti comunitarie riportate dall’agenzia di stampa Radiocor ricordano che i regimi di garanzia dei depositi sono obbligatori secondo la normativa europea, allo scopo di assicurare che i depositi garantiti siano coperti quando una banca viene liquidata ed esce dal mercato. In tal caso non c’e’ aiuto di stato. Quando però il sistema di garanzia dei depositi finanziato da contributi delle banche “interviene al di fuori di tale funzione per concedere un sostegno alle banche in difficoltà, è probabile che queste misure siano concesse attraverso risorse dello Stato e possano procurare alla banca in questione un vantaggio indebito rispetto ai concorrenti”.
E il punto, è che i mezzi del sistema di garanzia dei depositi, in Italia, non sono pubblici, dal momento che provengono dalle banche.
Le fonti sottolineano di conseguenza che secondo la Commissione il semplice fatto che le risorse siano finanziate in parte da contributi privati, ovvero dalle banche, “non è sufficiente a escludere il carattere pubblico di tali risorse dal momento che il fattore rilevante non è l’origine diretta delle risorse, ma il grado di intervento delle autorità pubbliche nella definizione della misura e dei suoi metodi di finanziamento”.
Qualche giorno fa un articolo del Sole 24 Ore poi riportato da Il Fatto Quotidiano, il conto per salvare le banche sarà salato. A essere adottato dovrebbe essere infatti un meccanismo di “ripartizione degli oneri”, che coinvolgerebbe chi detiene le obbligazioni subordinate.
I titoli in circolazione che potrebbero essere coinvolti ammontano a circa 700 milioni di euro, di cui 400 di Banca Marche, 150 di Popolare dell’Etruria e altrettanti di Carife.
A fine ottobre il Fondo interbancario di tutela dei depositi ha deliberato interventi “imponenti, pari a circa 2 miliardi di euro” per il salvataggio di Banca Marche, CariFerrara, Banca Etruria e CariChieti. Lo ha indicato lo stesso presidente del Fondo, Salvatore Maccarone, sottolineando che, “se dovessero essere rimborsati i depositi garantiti delle 4 banche la somma ammonterebbe a 12,5 miliardi di euro”. Una cifra che, ha detto Maccarone “il Fondo non ha e non avrà mai”.
E, in qualsiasi caso, servirebbe il via libera della Ue per l’operazione.