ROMA (WSI)- Il QE della Bce rimane in primo piano, ma nelle ultime ore indiscrezioni, interviste rilasciate e dichiarazioni hanno creato non poca confusione sui mercati finanziari.
Certo, Mario Draghi ha rassicurato nel corso di un’audizione al Parlamento europeo che la Bce non esiterà ad agire contro i rischi, e ha confermato che la revisione del piano di Quantitative Easing, a dicembre, ci sarà.
Poche ore prima, tuttavia, le speculazioni su nuovi maxi interventi da parte della Banca centrale europea erano state improvvisamente smorzate dalle dichiarazioni di Benoît Cœuré, membro francese del Consiglio direttivo dell’istituto di Francoforte.
Coeuré ha frenato infatti sull’entusiasmo dei mercati affermando, in un’intervista pubblicata su Le Figaro che “nessuna decisione è stata presa” su un eventuale potenziamento del QE a dicembre e che il “dibattito è aperto”.
Come mai questa improvvisa cautela? Ma soprattutto, come mai questo ‘disguido’ nella comunicazione della Banca centrale europea?
Coeuré ha rilasciato l’intervista all’alleanza editoriale Lena (Leading European Newspaper Alliance) – di cui fa parte anche il quotidiano italiano Repubblica, insieme ad altri organi di stampa europei – e in particolare ai giornalisti Dominique Berns di Le Soir, Anjia Ettel di Die Welt e Manon Malhére di Le Figaro.
Alla domanda sul rafforzamento del QE a dicembre Coeuré, di fatto, ha risposto:
Non abbiamo ancora preso una decisione in questo senso. Il dibattito è aperto. Nell’Eurozona la ripresa è avviata e in fase di accelerazione, ma rimane debole, e le aspettative di inflazione hanno cessato di aumentare, mentre l’inflazione di fondo è ferma. In dicembre saranno le proiezioni degli esperti dell’Eurosistema a informare la nostra decisione.
Quando poi i giornalisti gli hanno fatto notare che le recenti dichiarazioni della Bce hanno dato segnali importanti ai mercati finanziari, e se dunque ciò implichi l’impegno, da parte dell’istituto, ad agire nel mese di dicembre, l’esponente francese del Consiglio direttivo ha risposto:
No. Noi prendiamo le nostre decisioni in funzione dell’economia, non dei mercati finanziari. L’interrogativo che ci poniamo attualmente verte su alcuni fattori specifici come il calo dei prezzi delle materie prime: assistiamo ad andamenti transitori o destinati invece a impedire durevolmente il ritorno a un’inflazione attorno al 2%? Nella seconda ipotesi sarebbero adottate ulteriori misure. Prenderemo una decisione in dicembre, sulla base delle informazioni di cui disporremo.
Il sospetto è che, come al solito, Mario Draghi sia in qualche modo isolato nella sua battaglia a potenziare il Qe, in un momento tra l’altro in cui si acuiscono le incognite che arrivano dal fronte economico globale. Il dubbio onnipresente è che a mettere i bastoni tra le ruote della Bce siano sempre loro, i falchi tedeschi.
Proprio oggi salta fuori un report stilato dal German Council of Economic Experts, da cui emerge un netto consiglio – o avvertimento – rivolto alla Bce: l’istituto fermi il QE, prima di provocare una crisi finanziaria.
La politica monetaria (della Bce) si sta traducendo in un’accumulazione dei rischi alla stabilità finanziaria che potrebbero creare una nuova crisi finanziaria. Tassi di interesse bassi in modo persistende erodono gli utili delle banche e delle compagnie assicurative che operano nel ramo vita. Ciò crea incentivi per una assunzione eccessiva del rischio che è riflessa, tra le altre cose, in un aumento dei prezzi degli asset. Sebbene fino a questo momento non ci siano segnali di un’espansione eccessiva del credito alcuni settori, come il mercato immobiliare, stanno mostrando sintomi di prezzi esagerati.
Il report mette poi in evidenza l’eterna preoccupazione della Germania verso l’inflazione (non deflazione)
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L’eterna lotta tra falchi e colombe è una caratteristica delle banche centrali. Ma quello che i mercati chiedono sempre è la chiarezza. E’ quando questa viene a mancare che si crea il caos. Detto questo, l’andamento dell’euro, che oggi è scivolato al minimo in sette mesi, bucando anche la soglia a $1,07, sembra far notare che almeno sul forex le speculazioni su nuovi interventi della Bce non sono state ancora intaccate.
Complice anche la Fed, che sembra aver proprio fretta di alzare i tassi.