NEW YORK (WSI) – Non c’era bisogno delle dichiarazioni allarmiste di Giorgio Squinzi, capitano degli industriali, per capire che la seduta dei mercati azionari di lunedí sarà ad alta tensione dopo gli attentati di Parigi, che hanno fatto almeno 129 vittime. Basta guardare a quanto successo in passato, subito dopo gli attacchi terroristici a Madrid, Londra e alle Torri Gemelle di New York.
Dopo l’11 Settembre, Wall Street rimase chiusa per una settimana e alla sua riapertura accusò un calo dell’8%. Nei mercati europei e di tutto il mondo è lecito quindi aspettarsi spinte ribassiste che potrebbero colpire anche l’euro, i Bond e non solo le Borse. Sopratutto per via di fattori emotivi, più ancora che razionali dettati da ragioni geopolitiche ed economiche.
Alcuni analisti, come rende noto Askanews, fanno sapere che l’attentato potrebbe aggiungere altri elementi di tensione sui mercati finanziari globali che hanno messo in archivio una settimana all’insegna del sentiment negativo. Borse in flessione, quotazioni del petrolio ai minimi degli ultimi tre mesi, brusco calo per i prezzi di oro e rame.
Venerdì il Msci world index ha chiuso in calo di oltre l’1% e il bilancio settimanale presenta una flessione di oltre tre punti percentuali, la peggiore performance dal mese di agosto.
I mercati azionari globali da un paio di settimane stanno scontando diversi fattori che deprimono i prezzi. In particolare i timori di un rialzo dei tassi americani già a dicembre dopo i dati sul calo del tasso di disoccupazione negli Stati Uniti sotto il 5%. Ma anche il rallentamento dell’economia cinese contribuisce all’umore negativo tra gli investitori.
A completare il quadro i risultati trimestrali che nel complesso sono stati inferiori alle attese del mercato, e il perdurare della debolezza delle materie prime. Venerdì l’indice S&P Gsci che rappresenta un paniere di 24 commodities ha terminato la seduta in calo dell’1,22% e dall’inizio dell’anno sconta una flessione del 35%.
Gli attacchi con esplosivi e armi automatiche nel cuore di Parigi, sferrati dallo Stato Islamico (ISIS), non faranno che alimentare il nervosismo e gettare nel panico anche quei pochi rialzisti e speculatori rimasti. Almeno fino alle prossime misure straordinarie destabilizzanti e “contro natura” delle banche centrali.