ROMA (WSI) – Una pioggia di fuoco sta colpendo Raqqa roccaforte del presunto Stato Islamico in Siria. Raid francesi guidati da dati di intelligence Usa hanno scatenato l’inferno colpendo i centri di comando, di addestramento e reclutamento dello Stato islamico assieme ad altri obiettivi nevralgici. Una iniziativa importante che serve ai francesi anche per mettere in mostra il caccia Rafale.
Sulla stampa specializzata, il prezzo del Rafale veniva stimato fino a qualche tempo fa sui 140 milioni di euro. Poiché la Francia aveva fortemente bisogno di esportare il prezzo di vendita è stato ridotto anche di 20 milioni in meno per una offerta alla Svizzera mai andata in porto. Il Rafale può contare su economie di scala e curve di apprendimento inferiori agli altri aerei come Eurofighter o F16. Inoltre, l’aereo francese si basa principalmente su tecnologie “autoctone”.
Nonostante ciò l’Egitto ne ha comprati 24 inclusa una nave del tipo fregata lanciamissili ed equipaggiamenti militari per un valore totale di 6,3 miliardi di euro. Poi è toccato all’India tra non poche contestazioni e infine al Qatar che ha optato per i jet da combattimento “made in France”. Il contratto d’acquisto del Qatar per 24 Rafale ha avuto un costo complessivo di 6,3 miliardi di euro. Il recente contratto risalente a maggio 2015 è stato firmato da François Hollande e dall’emiro Tamim bin Hamad al-Thani.
L’aereo prodotto dalla transalpina Dassault ha recuperato terreno sulla concorrenza rappresentata dagli aerei americani e dai Typhoon britannici. Questa forte crisi in Medio Oriente potrebbe favorire un effetto valanga per l’acquisto di Rafale francesi. Lo stesso presidente della Dassault Aviation, Eric Trappier, dopo il no dei canadesi agli F35 sta cercando in tutti i modi di piazzarli il Rafale così come spera di ottenere un buon risultato con gli Emirati Arabi Uniti e il Kuwait. Intanto si aprono le porte anche alla Malaysia anche se lo stesso Trappier ritiene che sia una decisione politica visto che il prezzo basso del petrolio indebolisce il bilancio di Kuala Lumpur.
Inoltre la Dassault è azionista di Thales una società che negli ultimi tempi ha visto crescere in maniera esponenziale i suoi profitti. Thales ha realizzato molti dispositivi e apparecchiature elettroniche utilizzate dalle Forze Armate francesi e nei programmi FREMM. Nel febbraio 2004, la Thales si è aggiudicata un contratto per un nuovo sistema di comando e controllo per la Marina Francese, il SIC 21, montato sulla portaerei Charles de Gaulle.
Inoltre una settimana fa è stato lanciato con successo nella Guyana Francese, Arabsat 6B satellite per le telecomunicazioni. Questo nuovo satellite, il primo della sesta generazione di Arabsat, è stato costruito da un team industriale di Thales Alenia Space e Airbus Defence and Space, in qualità di appaltatori. Thales Alenia Space, non è altro che una joint venture tra i francesi della Thales (67%) e l’italianissima Finmeccanica (33%).
Articolo scritto da Roberto Colella (1980) consigliere nazionale FNSI, giornalista e blogger de «Il Fatto Quotidiano», «Huffington Post», Limes», «Lettera 43», «QN», «Informazioni della Difesa», «Rivista Militare e direttore di Embedded Agency. I suoi articoli sono apparsi anche su «Libero», «Il Mitte», «Watching America». Laureato in Scienze Politiche alla Sapienza di Roma indirizzo storico-politico, Master in Geopolitica alla SIOI di Roma, Master in Criminologia e Intelligence nel contrasto al Terrorismo. Ricercatore presso l’Istituto Alti Studi di Geopolitica e Scienze Ausiliare di Roma nel settore Difesa e Armi, presso l’Italian Team for Security, Terroristic Issues and Managing Emergencies del Dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano e presso il Centro Italiano di Strategia ed Intelligence. Ha seguito l’esercito italiano in tutti i teatri di guerra dove ha operato. Cultore della materia in Storia Contemporanea e Diritti dell’Uomo e Globalizzazione presso l’Università degli studi del Molise, attualmente si occupa del programma di ricerca del CEMISS (Centro Militare di Studi Strategici del Ministero della Difesa) sull’integrazione del dominio cibernetico, nell’ambito dell’approccio combined arms, nella condotta delle operazioni militari.