MILANO (WSI) – Ci saranno ulteriori rialzi per la borsa italiana nel corso dei prossimi mesi. È questo il dato che emerge dal consueto sondaggio che Assiom Forex ha condotto con Il Sole 24 Ore Radiocor e che ha coinvolto nel mese di novembre 254 operatori finanziari.
Per il 59% degli interpellati ci sarà un ulteriore rialzo dei corsi azionari nei prossimi 6 mesi e di questi il 7% intravede un incremento superiore al 10%, mentre la maggioranza (il 52%) stima un rialzo tra il 3 e il 10%. Percentuali in crescita rispetto ad ottobre quando i due sottoinsiemi erano rispettivamente al 7 e al 44% e il totale degli operatori che stimavano rialzi nei 6 mesi successivi era del 51%.
Come sottolinea Giuseppe Attanà, il presidente di Assiom Forex:
“I positivi segnali sul fronte dell’occupazione e la tendenza a una debole ma costante ripresa dell’economia consentono di mantenere ottimismo e le aspettative di tassi monetari e dei titoli governativi sui minimi di mercato continuano a favorire gli investimenti su strumenti a maggior rischio”.
Il 31% degli operatori finanziari vede una situazione di stabilità delle quotazioni, includendo variazioni al rialzo o al ribasso sotto il 3%. Vede ribassi del mercato tra il 3 e il 10% invece il 10% degli interpellati, mentre scende a quota zero la percentuale di coloro che invece stimano una correzione di oltre il 10% (ad ottobre erano all’1%).
Sul fronte dei cambi, il 57% degli operatori finanziari interpellati nel sondaggio di Assiom Forex di novembre tiene in conto un ulteriore indebolimento della moneta unica, per l’allungamento del quantitative easing.
Il 32% degli interpellati ritiene che il cambio euro/dollaro rimarrà invariato nel corso del prossimo semestre mentre il 57% mette in conto un ulteriore indebolimento della moneta unica.
Secondo il 56% degli operatori Assiom Forex, il calo sarà contenuto tra il 3 e il 10% mentre per l’1% è possibile un ribasso superiore al 10%. In ottobre la percentuale di chi vedeva un cambio stabile si era attestata al 43% mentre la percentuale degli operatori che si attendevano un ribasso era al 39%.
Attanà commenta:
“Le attese sul cambio si spostano verso un indebolimento dell’euro. Le previsioni di stabilità o rialzo calano dal 60% al 43%, mentre un calo del rapporto è stimato dal 57% degli interpellati, contro il 40% del mese precedente. In realtà i dubbi sulla possibilità che la Fed effettivamente dia inizio al rialzo dei tassi permangono e l’emotività provocata dalle recenti vicende legate all’attività terroristica internazionale potrebbero determinare un atteggiamento ancora una volta impostato alla prudenza. Gli ultimi verbali del Fomc fanno emergere una ormai prossima svolta sui tassi, ma attraverso un’azione orientata comunque a rialzi graduali’.
In tema invece di debito sovrano, ritiene che lo spread scenderà stabilmente sotto la soglia dei 100 punti il 61% degli operatori finanziari interpellati per il sondaggio.
In particolare, il numero di quanti vedono lo spread rimanere in un range compreso tra 100 e 125 punti base scende al 36% dal 54% di ottobre, mentre la percentuale di quanti mettono in preventivo una restrizione dello spread fra i 75 e i 100 punti balza al 56%, ben 14 punti in più di un mese fa. Sale inoltre al 5% dal 2% di un mese fa la percentuale di quanti ritengono che il differenziale potrebbe scendere addirittura sotto i 75 punti base.
L’indagine rivela inoltre che il 36% vede uno spread contenuto tra i 100 e i 125 punti mentre solo il 3% ritiene che il differenziale possa andare a collocarsi tra i 125 e i 150 punti. Attanà sottolinea:
“Relativamente allo spread bund/btp la maggior parte dei sondaggisti prevede ormai un range inferiore ai 100 bp mentre un restante 36% stima uno spread tra i 100 ed i 125 bp. La lettura di questa previsione è molteplice. Essa infatti sottintende il prolungamento dell’azione della Bce (peraltro più volte dalla stessa affermato) e conseguentemente un’economia che stenta a riprendersi. L’aspetto positivo riguarda le finanze degli stati in maggiore difficolta’ e piu’ indebitati, che beneficiano di questa situazione, ma pesa sulle rendite finanziarie dei risparmiatori, i quali trovano sempre maggiori difficolta’ per quanto riguarda la prudente allocazione dei propri risparmi’.
Infine la prospettiva di una divergenza delle politiche monetarie fra Europa e Stati Uniti data non provoca alcun timore: per l’88% degli operatori, i mercati scontano appieno il prossimo allungamento del QE a cui seguirà nel mercato americano il rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, mentre il 12% ritiene che potrebbero esserci turbolenze in questa fase.