ROMA (WSI) – Polemiche continue sui tagli alla Sanità. Ma alla fine, a quanto ammonteranno? La risposta arriva dall’Ufficio parlamentare del bilancio (Upb) del rapporto sulla politica di bilancio 2016: nel periodo compreso tra il 2015 e il 2019 i tagli alla sanità saranno di 8 miliardi. Ma la cifra potrebbe anche crescere.
“Considerando le stime sull’evoluzione della spesa sanitaria a legislazione vigente contenute nella Nota di aggiornamento del 2015, che prevedono un calo, in rapporto al Pil, da 6,8 a 6,5 punti percentuali tra il 2015 e il 2019, nel quadro programmatico la riduzione complessiva a fine periodo potrebbe risultare di circa mezzo punto di Pil, cioè 8 miliardi di euro”.
Il quadro, sottolinea l’Ufficio parlamentare, potrebbe anche essere interessato da nuove variazioni:
“Rimane l’incertezza sulla ripartizione dei precedenti tagli, già stabiliti fino al 2018 (con il decreto 66/2014 e la legge di stabilità 2015) e confermati per il 2019 dal ddl di stabilità”. Il punto è che “la parte che non è stata ancora attribuita alla Sanità con il decreto 78/2015 andrà allocata e ripartita per il 2016 mediante intesa, o comunque tramite dpcm (in coerenza con il decreto 66/2014), e per gli anni successivi con le procedure sopra indicate per il nuovo contributo”.
Dunque:
“è possibile che la sanità sia fatta oggetto di nuovi tagli, in quanto tali procedure sembrano differenziarsi da quelle applicabili nel primo anno essenzialmente perché viene esplicitata la possibilità di intervenire sul finanziamento al comparto sanitario”.
L’Ufficio parlamentare si esprime anche sulla crescita dell’economia italiana, che dovrebbe continuare nel quarto trimestre dell’anno “secondo ritmi in linea o lievemente superiori a quelli osservati nel terzo”. In media, nel 2015 il prodotto interno lordo dell’Italia in termini grezzi potrebbe segnare un incremento +0,8%, meno rispetto al +0,9% atteso dal governo.
“Nella media del 2015, tali andamenti porterebbero a una crescita del Pil (destagionalizzato e corretto per il differente numero di giorni lavorativi) pari allo 0,7 per cento. Tenendo conto che il 2015 è caratterizzato da tre giornate lavorative in più rispetto al 2014, il Pil misurato in termini grezzi (a lordo cioè dei giorni di lavoro) potrebbe crescere dello 0,8 per cento”, si legge nel rapporto.