PARIGI (WSI) – Gli effetti dei cambiamenti climatici radicali interessano tutti i paesi senza esclusione di colpi e stanno per arrivare con prepotenza. Chi sopravviverà in futuro? Questa la domanda che EcoExperts si è posta all’indomani della Cop21, la conferenza parigina sul clima organizzata dalle Nazioni Unite e a cui hanno partecipato 150 leader mondiali.
L’infografica messa a punto dalla società si basa sui dati forniti dal Notre Dame Global Adaptation Index, una classifica stilata annualmente sui paesi che risultano pronti ad adattarsi al riscaldamento globale da tempo annunciato.
L’Italia, la Spagna e l’Ungheria si attestano ad una percentuale di rischio non molto elevata a circa il 70-75% mentre Norvegia, Regno Unito , Finlandia e Svezia sono le nazioni pronte ad affrontare un’eventuale emergenza climatica. Negli Stati Uniti, Miami e New York City sono le città molto meno in grado di far fronte a qualsiasi emergenza e in generale i paesi sviluppati essendo dotati di infrastrutture, possono meglio adattarsi al riscaldamento del pianeta. C’è ovviamente da precisare che l’infografica messa a punto da EcoExperts si basa su classifiche e non su valutazioni complete di ogni paese.
L’imperativo, per il nostro bene e la nostra salute, è fare presto onde evitare che il disastro ambientale si compia. Per questo il presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama ha sottolineato che l’ eventuale accordo sul clima “deve essere vincolante, almeno per quanto riguarda la trasparenza e le revisioni periodiche degli obiettivi di diminuzione delle emissioni di gas serra”.
E nel frattempo il tempo vola non certo a favore dell’ umanità. La Climate Action Tracker ha valutato che, se venissero costruite tutte le centrali a carbone già programmate di qui al 2030, non ci potrà mai essere un limite all’ aumento della temperatura a 2 gradi. Per gli esperti tutti le centrali a carbone in funzione dovrebbero essere chiuse immediatamente. E proprio alcuni dei leader presenti alla Cop21 finanziano le stesse centrali a carbone.
Il gruppo Oil Change International ha stimato che i 20 Paesi più ricchi e industrializzati del G20 nel 2013 e nel 2014 hanno erogato sussidi alle fonti fossili per un ammontare pari a 452 miliardi di dollari, tra aiuti diretti, agevolazioni fiscali, compartecipazioni azionarie in imprese energetiche pubbliche e aiuti finanziari da parte di banche e istituzioni finanziarie pubbliche.
Guardando all’Europa l’unico Paese che ha ridotto i sussidi al carbone è la Germania. E il nostro Paese? L’ Italia oggi eroga circa 3,5 miliardi di dollari superando nella classifica la Francia.