Il 2015 è stato un anno difficile per i prezzi degli asset; tuttavia, a seguito dell’allargamento degli spread del credito, degli ampi oscillamenti dei rendimenti dei titoli di stato e del recente sell-off sull’azionario, molte fonti di income stanno offrendo di nuovo rendimenti attraenti.
La domanda di income (flusso di reddito costante) rimane globale e strutturale, guidata dai bassi tassi d’interesse e da una popolazione mondiale sempre più longeva. Nonostante questa domanda persista, per le strategie income il contesto appare difficile. Innanzitutto, l’apprezzamento del dollaro sta avendo un impatto sulla liquidità e su alcuni asset sensibili ai tassi d’interesse.
Secondo, la normalizzazione dei tassi reali è avvenuta via via che le prospettive sull’inflazione sono calate sia negli Stati Uniti sia in Eurozona. I rendimenti reali sono i tassi di sconto dei prezzi degli asset finanziari. Se aumentano, la crescita deve essere abbastanza forte da controbilanciare questo effetto negativo. Cosa dovremmo aspettarci da qui in avanti? Gli investitori dovranno adattarsi a un contesto in rapido cambiamento, mentre le valutazioni potrebbero non essere una garanzia sufficiente per una strategia d’investimento di successo.
I cicli economici globali, tra le varie regioni, sono divergenti e ci si attende che continueranno a esserlo anche nel 2016. Le divergenze recenti sono state principalmente guidate dai tassi di cambio e dalla guidance delle Banche centrali. Perciò, preferiamo le asset class regionali in Europa e in Giappone, supportate da politiche monetarie accomodanti. L’Europa sta ora registrando un’accelerazione grazie all’indebolimento dell’euro.
Guardando altrove, ci sono segnali di rallentamento nel settore manifatturiero statunitense, mentre le economie Emergenti rimangono sotto lo stress di un forte dollaro e di una decelerazione della crescita cinese. Sebbene si preveda che la Federal Reserve alzi i tassi di interesse, a prescindere dalla tempistica del primo rialzo questo ciclo è particolare: la Fed potrebbe avere poco spazio di manovra per il futuro e cambiare linea d’azione nel caso in cui dovessero crescere gli squilibri. Tipicamente, politiche monetarie più restrittive tendono a generare aspettative sui rendimenti più basse e questo richiede agli investitori non solo di focalizzarsi sulle strategie total return, ma anche su quelle che sono gestite dinamicamente.
Per tale ragione, ci aspettiamo che la volatilità si normalizzerà a livelli più alti. I prezzi degli asset dipenderanno maggiormente dalla concretizzazione della crescita per fornire rendimenti in futuro, mentre valutazioni di lungo termine costose potrebbero bloccare l’aumento dei prezzi sull’azionario.
In tale contesto, i titoli ad alto dividendo potrebbero offrire alcune caratteristiche di difesa con un flusso di cassa più solido e regolare. Questi hanno sottoperformato per più di due anni rispetto all’universo dell’azionario globale standard e ora offrono un punto di ingresso allettante. Stiamo trovando del valore anche nelle obbligazioni High Yield, sebbene conti la selezione dei titoli; è la nostra asset class preferita nell’ambito del reddito fisso, dato il rendimento attraente e l’alto tasso di default implicito.
Per quel che concerne gli asset dei mercati Emergenti, nonostante le valutazioni interessanti rimaniamo cauti a causa del dollaro forte e del contesto di bassa crescita.
In conclusione, le Banche centrali e i tassi reali rimarranno dei fattori chiave nel 2016. Il primo rialzo dei tassi da parte della Fed nei prossimi mesi non sarà probabilmente seguito da un ciclo aggressivo di stretta monetaria, a causa della debole crescita cinese e dell’impatto che un apprezzamento del dollaro avrà sulle esportazioni statunitensi. I titoli di stato, verosimilmente, non andranno fuori controllo, ma probabilmente non offriranno ritorni attraenti. Ciò potrebbe essere di beneficio per le strategie income a gestione attiva.