ROMA (WSI) – Continua l’odissea di Veneto Banca, ed è sempre più beffa per gli azionisti, che perdereanno ben l’81% dei loro risparmi. E che non avranno neanche accesso al diritto di recesso.
Il Fatto Quotidiano fa il punto della situazione, e sottolinea come sia stato del tutto normale il fatto che il consiglio di amministrazione di Veneto Banca, riunitosi ieri alle 10 del mattino, sia stato sciolto solo dopo le 23. Una riunione fiume, che si è conclusa con un comunicato shock: ai fini del recesso “le azioni sono state valutate 7,3 euro contro i 30,50 euro fissati dall’assemblea di aprile, vale a dire il 76% in meno. Tenendo conto del fatto che il prezzo di 30,50 euro rappresentava già un taglio di oltre il 22% rispetto ai 39,50 euro degli anni precedenti, la perdita per i soci si aggira intorno all’81,5%”.
Il quotidiano continua:
“Un’enormità, ma non è detto che sia finita perché bisognerà vedere come la Borsa valuterà l’istituto di Montebelluna, che peraltro deve varare una nuova ricapitalizzazione da un miliardo di euro”.
Inoltre i soci di Veneto Banca che decideranno di esercitare il diritto di recesso – quindi non partecipando alla trasformazione di Veneto Banca in società per azioni – non è detto neanche che riusciranno a liquidare ciascuna delle azioni che detengono per i 7,3 euro stabiliti, visto che lo smobilizzo” sarà possibile – scrive il Fatto – solo quando l’istituto rispetterà i requisiti patrimoniali, che per ora sono molto lontani, dal momento che il coefficiente patrimoniale della banca è di appena il 7,12%, contro il 10,25% imposto dalla Bce.
Nel comunicato di Veneto Banca si legge:
“Il rimborso delle azioni del Socio che esercita il diritto di recesso da una banca popolare in occasione della sua trasformazione in società per azioni è infatti assoggettato e subordinato alla possibilità per la banca di rispettare, a seguito del rimborso stesso, i requisiti prudenziali ad essa applicabili”
Inoltre, con il decreto sulla trasformazione delle popolari varato dal governo Renzi, la Banca d’Italia può limitare il diritto di recesso se questo intacca la solidità del capitale. La ristrutturazione di Veneto Banca, d’altro canto, non può essere elusa, data una perdita che, nei primi nove mesi dell’anno, è arrivata a 770 milioni. L’iter per la quotazione in borsa dovrebbe concludersi entro aprile; il prezzo dell’Ipo potrebbe, allora, scendere ulteriormente rispetto a quello stabilito ieri. Di certo una pessima notizia per i risparmiatori.
Il cda ha inoltre nominato l’avvocato cassazionista Cristina Rossello alla vicepresidenza di Veneto Banca, già membro del consiglio.
Il giornalista Paolo Fior de Il Fatto Quotidiano scrive:
“Certo si tratta dell’ennesimo formidabile colpo assestato al pubblico risparmio, dopo il gigantesco write-off (circa 2 miliardi di euro) ai danni di azionisti e obbligazionisti di Banca delle Marche, Popolare Etruria, CariFerrara e CariChieti. E non si tratterà certo dell’ultimo: a stretto giro si arriverà al redde rationem anche sulla Popolare di Vicenza. Tutto ciò rischia di avere conseguenze molto più durature e molto più pesanti sulle famiglie e sull’economia italiana della crescita da zero virgola inferiore alle previsioni registrata dal Pil quest’anno”.