NEW YORK (WSI) – Sono solo indiscrezioni per il momento ma hanno un impatto immediato sulle contrattazioni di mercato nelle materie prime e non solo. A sorpresa l’Opec ha rivisto al rialzo i livelli di produzione di 1,5 milioni di barili al giorno.
Lo ha riferito a Bloomberg un delegato del cartello dei 12 maggiori esportatori di greggio al mondo, secondo cui il target di barili prodotti è stato alzato a 31,5 milioni al giorno. L’Opec aveva un obiettivo ufficiale di 30 milioni di barili al giorno, ma stava già producendo 31,5 milioni al giorno in realtà.
Il nuovo target, di fatto, non rappresenta un vero e proprio incremento dei livelli di produzione, perché tiene conto della produzione addizionale dell’Indonesia, paese che dopo sette anni di pausa è tornata a fare parte del cartello. I prezzi crollano -3% sui mercati, perché c’erano rumor che parlavano della possibilità di un abbassamento della produzione di barili.
Gli investitori sono spiazzati e reagiscono immediatamente alle indiscrezioni e i prezzi del petrolio crollano con i contratti sul Wti che cedono più del 3%, in area 39,65 dollari al barile ai minimi di sei anni.
Anche l’Iran si è unito al coro dell’Arabia Saudita: continuerà a inondare i mercati di barili nonostante la depressione dei prezzi, che hanno perso il 45% da giugno dell’anno scorso. Ora che le sanzioni economiche sono state eliminate, Teheran è libero di commerciale i suoi barili.
Con il petrolio a 40 dollari al barile, tutti i 12 paesi dell’Opec stanno perdendo soldi se si guarda ai tassi di break-even, ma i paesi poveri sulla carta sono quelli che hanno più da guadagnarci a produrre greggio il più possibile, perché hanno maggiormente bisogno di soldi.
Stando alle ultime voci di mercato, c’era la possibilità che il regno saudita – costretto a imporre misure di rigore in patria per controbilanciare il calo dei ricavi provenienti dal business dell’oro nero – spingesse per imporre una riduzione condizionale dei livelli di produzione nel 2016.