NEW YORK (WSI) – Brexit, recessione in Usa e improvviso rimbalzo dei prezzi del petrolio: sono solo alcuni dei cigni neri possibili l’anno prossimo. Eventi che potrebbero deragliare la corsa dei mercati azionari e gettare nel panico gli operatori.
Tra i rischi citati c’è un ritorno della crisi del debito europeo nei paesi più indebitati come l’Italia, ulteriori flash crash degli indici di mercato, la possibilità di paralisi politica in particolare nell’area della moneta unica. Cosa succede, per esempio, se Quantitative Easing, tassi negativi e politiche fiscali messe in atto non funzionao e non danno gli effetti sperati? Per la Bce sarebbero guai. Finite le munizioni sarebbe paralisi politica.
Negli Stati Uniti il rischio, in termini di paralisi politica, è che l’economia rallenti di nuovo, proprio nell’anno delle elezioni presidenziali e proprio quando il debito continua a salire e difficilmente si potrebbero imporre altre misure di allentamento. Secondo HSBC è da escludere un quarto piano di Quantitative Easing.
Gli analisti della banca britannica hanno anche ipotizzato le possibili implicazioni che tali cigni neri avrebbero sui mercati. Eccole.
- Paralisi politica: un appiattimento della curva dei rendimenti, un allargamento degli Spread creditizi e un calo delle Borse, in particolare nei mercati emergenti giĂ in piena crisi;
- Nel caso di un incremento delle quotazioni del petrolio, come investimenti lo scenario sarebbe positivo per il debito a maggiore rischio denominato in dollari e per le valute degli esportatori di greggio. I Cds a cinque anni dell’Arabia Saudita, i contratti che misurano il costo per ripararsi contro un eventuale default, dovrebbero scendere. Le Borse di Russia e Arabia Saudita dovrebbero invece salire.
- Se il popolo britannico vota a favore dell’uscita dall’Unione Europea, un evento di Brexit dovrebbe provocare un’ondata di vendite sulla sterlina, colpire la Borsa di Londra, mentre il rischio di contagio finirebbe per fare balzare i tassi dei Bond dei paesi della periferia della’rea euro, quella meno virtuosa.
- Parlando di periferia dell’Eurozona, nel caso in cui dovessero ripresentarsi le stesse questioni irrisolte dell’area della moneta unica, gli Spread con i Bund si tornerebbero ad ampliare con i titoli di Stato tedesco che diventerebbero nuovamente un porto sicuro. L’azionario del continente verrebbe penalizzato e l’euro perderebbe ancora quota.
- Se si dovessero verificare nuovi flash crash, i mercati interessati subirebbero una penuria di liquidità molto pericolosa. L’indice della Volatilità ne trarrebbe giovamento mentre i Bond finirebbero per fare meglio dell’azionario. I tassi a due anni dei Treasuries Usa dovrebbero invece calare come conseguenza dell’incremento dei rischi legati alla liquidità .
- Il sesto rischio riguarda i default societari in Cina. La stretta creditizia comporta un problema serio per le societĂ del paese, alle prese con un rallentamento della domanda interna, delle esportazioni e una frenata dell’economia piĂą in generale. In particolare il settore privato e industriale è i pi`u a rischio. L’azionario e i bond sarebbero penalizzati da uno scenario del genere, anche se le misure politiche di Pechino potrebbe limitare i pericoli al ribasso. Gli asset mondiali sarebbero esposti a una debolezza dello yuan.Â
- Nel caso di una nuova recessione negli Stati Uniti, la prima economia al mondo, evento che non è per nulla da escludere secondo diversi analisti di macroeconomia, si vedrebbe un crollo dell’azionario, con dollaro e titoli di Stato americani che invece verrebbero premiati dagli investitori a caccia di beni rifugio. I settori che verrebbero maggiormente colpiti dalle vendite sarebbero materiali di base, IT, energetici e industriali. Nell’universo dei mercati in via di Sviluppo, i perdenti sarebbero Brasile, Russia, Sudafrica, Turchia e Messico.
- Un rialzo dell’inflazione potrebbe convincere la Federal Reserve ad accelerare le misure di irrigidimento monetario. Un ciclo di rialzo dei tassi condotto a un ritmo troppo rapido rischia di compromettere la ripresa, mettendo un freno all’attività economica. Le cause sarebbero: uno scenario di deflazione generale degli asset. Un selloff di azionario e obbligazionario. Sul mercato valutario, un dollaro in rafforzamento rispetto alle valute emergenti e una pioggia di vendite che andrebbe ad abbattersi sulle materie prime.  A subire le conseguenze negative maggiori sarebbero gli asset di Brasile, Colombia, Sudafrica, Messico e Turchia.