NEW YORK (WSI) – Da dove provengono le armi usate dai combattenti jihadisti del sedicente Stato islamico? Da almeno 25 paesi tra cui tutti i paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e l’Italia.
La denuncia chiara e netta arriva da Amnesty International, l’organizzazione non governativa indipendente che lotta per i diritti umani nel rapporto “Taking stock: the arming of Islamic State”, pubblicato l’8 dicembre.
Un rapporto shock che rivela come la grande maggioranza delle armi utilizzate dai terroristi islamici è stata sottratta dai depositi in Iraq dopo la conquista di Mosul avvenuta a giugno del 2014. I combattenti dell’ISIS possono così contare sulla mancanza di controlli e sul fiorente mercato illegale del traffico di armi. Più di 100 le armi usate dal gruppo jihadista e gran parte di quelle sequestrate era stata fornita all’esercito iracheno dagli Usa, dall’Unione Sovietica e da altri paesi dell’ex blocco comunista durante la guerra tra Iraq e Iran negli anni ’80.
Che ruolo ha in tutto questo l’Italia? Secondo il rapporto di Amnesty International il nostro paese ha contribuito seppur indirettamente ad armare i terroristi dell’Isis, rifornendo durante la guerra tra Iraq e Iran, avvenuta tra il 1980 e il 1988, sia i combattenti di Baghdad che quelli di Teheran.
L’Italia inoltre dal 2003 ha partecipato alla famosa guerra del terrore capitanata dagli Stati uniti d’America dopo gli attacchi dell’11 settembre, quando è stato concesso ai paesi esportatori di armi una maggiore libertà per trasferire armi e munizioni all’Iraq senza controlli e, come si legge nel rapporto di Amnesty International, “senza troppa considerazione per i diritti umani”. Proprio nel periodo della guerra del terrore attuata in risposta agli attacchi americani, gli Stati Uniti hanno firmato contratti per 1 milioni di euro al fine di trasferire armi e in Iraq, provenienti anche dal nostro paese.