NEW YORK (WSI) – Anche se l’economia americana chiuderà quest’anno con un buon risultato di crescita (+2,4%), e, molto probabilmente, con una graduale normalizzazione della politica monetaria della Fed, il dibattito sulle prospettive future dell’economia americana non ha solo sfumature rosee. I segnali d’allarme sono già stati lanciati da JP Morgan, per la quale una recessione americana nei prossimi tre anni è considerata probabile al 76%; secondo le previsioni di Citigroup, invece, le chance sono del 65%.
Ram Gandikota, senior portfolio manager e direttore associato di ricerca presso Ativo Capital (un fondo che in ottobre gestiva più di un miliardo di dollari) ritiene che entro cinque anni una recessione sarà “naturale”. Un termine che potrebbe anche farsi più stretto, nel caso in cui si verifichi un evento geopolitico di dimensioni catastrofiche.
Non sarebbe poi così improbabile. “La situazione in Medioriente potrebbe deteriorarsi e potrebbe avvicinarsi a qualcosa di simile all’11 settembre”, afferma Gandikota. Anche se tiene a sottolineare che l’eventualità che le cose arrivino a tal punto sono poche, il gestore sostiene che, coi recenti attacchi terroristici di Parigi e San Bernardino, cui si aggiungono le minacce provenienti dalla situazione in Siria, ci sia un innalzato senso di preoccupazione.
Le forti reazioni della finanza a seri eventi geopolitici hanno molti precedenti, proprio come quell’11 settembre che comportò un immediato crollo dei mercati azionari, cui segui una rapida risalita.
Per Gandikota un altro elemento da tenere sott’occhio sono le relazioni fra Turchia e Russia. La situazione, se volgesse verso il peggio potrebbe avere profonde ripercussioni sull’economia globale, considerata l’importanza della Russia come grande esportatore di petrolio e l’importanza della Turchia in numerose rotte commerciali.
Fonte: Business Insider